Calenzano: quanti sono in Italia gli impianti a rischio

Il bilancio dell’incidente avvenuto nello stabilimento Eni di Calenzano, in provincia di Firenze, è preoccupante: quattro morti, ancora un disperso e innumerevoli feriti. Il deposito è classificato come «ad elevato rischio industriale» e soggetto alla normativa Seveso.

I rischi di Calenzano

Lo stabilimento Eni di Calenzano è un grande polo di distribuzione per il Centro Italia: oltre 170 mila metri quadrati adibiti a ricezione, stoccaggio e spedizione di benzina, gas e petrolio. Le operazioni vengono svolte ogni giorno e controllate tramite una sala di controllo. Proprio a causa delle operazioni svolte e le sostanze trattate, l’impianto è classificato dall’Arpat (l’Agenzia Regionale di Protezione ambientale della Toscana) tra quelli «ad elevato rischio industriale» in base alla direttiva Seveso. Già nel 2020 la sezione di Livorno di Medicina Democratica, cooperativa che si occupa di salute sul posto di lavoro, si era interessata al deposito, segnalando la pericolosità della vicinanza dello stabilimento all’Autostrada del Sole e alla linea ferroviaria. «In caso di incidente l’Italia rischia di essere tagliata in due» avvertiva l’associazione. Altri dettagli tecnici poi furono segnalati come rischiosi per l’ambiente: l’assenza di doppi fondi e il rilascio di vapori tossici avrebbero potuto costituire un pericolo per la falda idrica e per l’atmosfera.

La colonna di fumo formatasi a seguito dell’esplosione a Calenzano era visibile anche a distanza
La direttiva Seveso

Il deposito Eni di Calenzano è solo uno dei 54 impianti toscani soggetti alla direttiva Seveso, che si pone l’obiettivo di ridurre al minimo il rischio incidenti rilevanti. La direttiva prende il nome dalla catastrofe avvenuta a Seveso nel 1976: una perdita di diossina dalla fabbrica Icmesa di Meda intossicò i 158 lavoratori e si estese sui 37 mila abitanti della zona e su circa 100 mila animali. La direttiva Seveso ad oggi contiene una serie regole particolarmente stringenti sul trattamento delle sostanze indicate come “pericolose”. Negli anni è stata aggiornata grazie al progresso scientifico tecnologico e in seguito a incidenti importanti come quelli verificatisi a Tolosa (2001), Bhopal (1984) o Enschede (1998).

Gli impianti coinvolti

Sono ben 975 in Italia gli impianti soggetti alla direttiva Seveso, ovvero a «rischio industriale rilevante». Solo in Toscana, sono 54: lo spiega Fabio Ferranti, dirigente ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in un’intervista a Repubblica. Tutti gli impianti «sono sottoposti a controlli stringenti» come previsto dalla normativa Seveso. L’ISPRA mette a disposizione del pubblico un elenco dettagliato di tutti gli stabilimenti coinvolti, con tanto di indicazioni riguardo le attività svolte e la provincia di ubicazione.

A cura di Chiara Balzarini 

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