Mentre la lente è puntata sugli aggiornamenti dell’invasione russa che ha riportato l’orso in borsa, sfiamma il tentativo di riscatto delle Borse europee. Proseguono in lieve retromarcia rispetto all’apertura ma reggono bene il FTSE MIB (+0,90%) e l’IBEX 35 di Madrid (+ 1,78%), influenzate positivamente dalla volontà del presidente ucraino Zelensky di aprirsi a un compromesso su Crimea e Donbass e dalla promessa di coordinamento diplomatico da parte della Cina. Ha contribuito, inoltre, la decisione dell’UE che si prepara a varare il nuovo “Energy Compact”, pacchetto di provvedimenti che puntano a ridurre la dipendenza del Vecchio Continente dalle forniture di gas della Russia attraverso una serie di misure che sviluppano le fonti green. In cantiere ci sarebbe infatti un Eurobond “su larga scala” funzionale a finanziare le spese dell’energia e della difesa, prospettiva che porterà certamente alla diminuzione dei prezzi del gas.
CORSA VERSO I BENI RIFUGIO
Continua la corsa verso i beni rifugio, con l’oro che supera i 2.000 dollari l’oncia e il Nickel che ha quadruplicato il proprio valore in meno di due giorni. Il suo prezzo ha infatti superato i 100.000 dollari a tonnellata costringendo il London Metal Exchange a sospenderne le contrattazioni, una mossa che ha solo un precedente nei 145 anni di storia della più grande piazza al mondo per i metalli non ferrosi. Il greggio, importante termometro per gli investitori, continua il suo rally nei principali listini di riferimento: il Wti scambia sui 125 dollari al barile, mentre il Brent è vicino a quota 130. Alexander Novak, vicepremier russo, ha minacciato una possibile impennata dei prezzi del petrolio a 300 dollari al barile se i paesi occidentali introducessero un divieto alle esportazioni di energia russa.
GLI STATI UNITI
Tale divieto, per gli Stati Uniti, dovrebbe essere annunciato a breve dal presidente Joe Biden che ha preparato un nuovo pacchetto di sanzioni per escludere l’import di greggio, gas e carbone da Mosca. Un embargo che secondo le previsioni dovrebbe procedere in maniera unilaterale, senza consultare i partner europei e che si teme possa provocare una stagflazione, ovvero una crescita elevata dei prezzi che avviene in contemporanea a una crescita bassa o nulla dell’economia in termini reali. A Wall Street, dove si aspetta dunque la messa al bando del petrolio russo, le contrattazioni aprono leggermente sopra la parità. Il Dow Jones guadagna +0,3%, mentre l’S&P 500 segna lo 0,2% e il Nasdaq lo 0,2%. Aumenta anche il rendimento del T-Bond decennale, che si attesta intorno all’1,86%.