Il leader ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato la premier Giorgia Meloni in un bilaterale a Palazzo Chigi durato un’ora e mezza. «Una discussione eccellente», dirà al termine dell’incontro, ringraziando l’Italia. Velato ma non troppo l’appello affinché Roma resti dalla parte di Kiev. Meloni dal canto suo continua nel tentativo di essere il ponte tra le sponde dell’atlantico, anche se la distanza fra le due continua ad aumentare.
Kiev e Roma
«È impossibile pensare di estromettere gli Stati Uniti da questa partita» dice il responsabile del Programma di FdI Filini, mentre la premier stessa rimarca l’affinità di vedute con l’amministrazione trumpiana. A Zelensky però promette che l’Italia continuerà a fare la sua parte: pressioni alla Russia affinché rimanga al tavolo dei negoziati e sostegno alla richiesta di garanzie di sicurezza per l’Ucraina. All’esplicita richiesta del leader ucraino di aderire al Purl, il piano Nato che assicura l’acquisto di materiale bellico per Kiev, Meloni si smarca: queste sono questioni di politica interna che saranno gestite.
L’incontro con il papa
Prima del bilaterale con la premier Zelensky ha fatto tappa in Vaticano da Papa Leone. È il terzo incontro in otto mesi di pontificato, a sottolineare l’importanza che il papa americano attribuisce alla guerra in Ucraina. Prevost offre la Santa Sede come spazio per le trattative, mentre sullo sfondo continua l’opera di mediazione del Vaticano tra russi e ucraini sullo scambio di prigionieri e il rimpatrio dei bambini deportati da Mosca. Il papa inoltre dimostra la sua già nota lontananza dalla linea di Trump: «Un accordo di pace senza includere l’Europa non è realista». E sul rapporto Usa-Ue aggiunge: «Credo che le osservazioni fatte sull’Europa stiano cercando di smantellare un’alleanza molto importante».
Lo schiaffo di Trump all’Europa
Le parole di Prevost si riferiscono allo schiaffo dato da Trump all’Europa, che è “debole”, che “parla troppo ma non produce”, i cui leader sono “stupidi”. Durante l’intervista video svolta con il Politico il presidente Usa attacca l’Europa sia sulla sua politica interna («Le politiche dell’immigrazione sono un disastro. Stanno distruggendo l’Europa, sono decadenti») sia sulla gestione della guerra russo-ucraina. Secondo Trump la Russia sta vincendo “senza dubbi”, mentre Zelensky sarebbe “un piazzista” come Barnum, l’imprenditore circense e showman statunitense. Intanto dal Financial Times arriva la notizia dell’ultimatum dato dagli inviati Witkoff e Kushner: Kiev deve accettare il piano di pace entro Natale.
La posizione dell’Ue
I leader europei non riescono però a smentire le accuse del tycoon. La risposta ai suoi insulti è debole. Solo due voci si alzano fuori dal coro. Primo fra tutti Antonio Costa: «Non faremo in Ucraina quello che altri hanno fatto in Afghanistan. Continueremo a sostenere l’Ucraina». Il presidente del consiglio europeo allude alla fuga degli Usa da Kabul, lasciata ai talebani. Secondo è il cancelliere tedesco Merz, che è arrivato a parlare del rischio che gli Stati Uniti prendano la via dell’“America alone”. Il leader della Cdu era stato uno dei protagonisti dell’incontro dei “Volenterosi” con Zelensky, svoltosi a Londra prima della tappa romana. In quell’occasione Starmer, Macron e il già citato Merz hanno sottolineato la necessità di una pace giusta e durevole in Ucraina, che includa robuste garanzie di sicurezza. Zelensky è però lapidario: la sicurezza dell’Ucraina non può dipendere né dagli Usa né dai Volenterosi, Kiev deve potersi difendere.