L’Italia è il 36esimo paese più felice al mondo. È quanto emerge dalla settima edizione del World Happiness Report, la classifica dei 156 Paesi valutati in base alla felicità percepita dai cittadini che vi abitano.
I dati del 2016-2018, raccolti dall’agenzia di consulenza e statistica Gallup, vedono primeggiare ancora una volta la Finlandia, già in testa alla graduatoria negli anni precedenti. Anche la top10 non viene stravolta, con gli stessi paesi dell’ultimo rapporto che si contendono le posizioni più alte della classifica: seguono la Finlandia nell’ordine Danimarca, Norvegia, Islanda, Olanda, Svizzera, Svezia, Nuova Zelanda, Canada e Austria.
Balzo in avanti per l’Italia, che scala ben undici posizioni portandosi dal 47esimo posto dello scorso anno al 36esimo nel nuovo ranking. Gallup ha iniziato a raccogliere i dati dal periodo 2005-2006, tanto che l’analisi tiene conto dell’evoluzione dei livelli di felicità negli ultimi anni ed emergono maggiormente i Paesi in cui gli indici sono in crescita.
Tra i Paesi che hanno guadagnato più posizioni, la maggior parte si concentra nell’Europa Centrale e Orientale (10), con incrementi anche in Africa Subsahariana (5) e America Latina (3). I cali più netti, invece, interessano i Paesi soggetti a problematiche economiche, politiche e sociali: tra questi spiccano Yemen, India, Siria, Botswana e Venezuela.
Quest’edizione del World Happiness Report, in particolare, si concentra sul rapporto tra felicità e comunità: lo studio prende in esame fattori quali tecnologie, norme sociali, conflitti e azioni di governo e analizza il modo in cui essi abbiano impattato sulla felicità della popolazione negli ultimi anni.
Il professor Jeffrey Sachs, direttore dell’SDSN – Sustainable Development Solutions Network, organizzazione che ha curato il rapporto – ha voluto rimarcare l’importanza del World Happines Report. «Offre ai governi e ai cittadini l ’opportunità di ripensare le politiche pubbliche e le scelte di vita individuali al fine di migliorare il livello di felicità e benessere dei singoli». «In un’era di tensioni crescenti ed emozioni negative – ha concluso – questi risultati fanno emergere questioni urgenti che devono necessariamente essere affrontate».