Von der Leyen ridisegna la Commissione UE: dentro Fitto e Ribera

Dopo giorni di minacce, accuse e trattative, le commissioni parlamentari dell’Unione Europea hanno approvato le nomine di Raffaele Fitto alla vicepresidenza esecutiva con delega alla coesione e alle riforme e di Teresa Ribera alla transizione ecologica. Depotenziato, invece, il fedelissimo commissario di Viktor Orban, Oliver Varhelyi.

Finisce la telenovela Fitto

L’impasse tra popolari, socialisti e liberali, i tre gruppi che hanno confermato l’adesione alla maggioranza Ursula, è stato superato. A farne le spese sono stati i Verdi, che a luglio avevano votato a favore di von der Leyen e che ora hanno ritirato il loro appoggio. Mancanza che sarà bilanciata dall’ingresso di parte dei Conservatori e riformisti europei, il gruppo di sovranisti presieduto da Giorgia Meloni.

I malumori hanno colpito, però, anche le fila socialiste e liberali. Molti deputati di S&D e di Renew Europe diserteranno il loro supporto alla maggioranza. Occhi puntati su euro rappresentanti francesi, tedeschi, belgi e baltici.

Un nuovo assetto, dunque, spostato più a destra rispetto alle aspettative iniziali, di cui si conosceranno i dettagli il prossimo 27 novembre, in occasione del voto in plenaria a Strasburgo sull’intera squadra dei commissari.

Una nuova commissione ampiamente influenzata dalla strategia della Premier. Un braccio di ferro durato mesi, da quando Fratelli d’Italia scelse, a luglio, di astenersi e non votare a favore della maggioranza Ursula. Mentre, ora, voterà la fiducia alla squadra di von der Leyen.

Nel mezzo, il mondo è cambiato. Trump che stravince in America, Scholz che cade in Germania con Berlino che indice nuove elezioni, Macron con il suo governo traballante. Tradotto, a von der Leyen serve l’appoggio dell’Italia.

Un vero e proprio terremoto a cui hanno dovuto piegarsi socialisti e liberali, contrari alla nomina del rappresentante italiano. I due gruppi, nonostante l’appoggio, hanno espresso il loro “rammarico” per la scelta della presidente della Commissione UE: «I gruppi S&D e Renew Europe si rammaricano della scelta di Ursula von der Leyen di affidare a Raffaele Fitto la carica di vicepresidente esecutivo», recita la loro dichiarazione ufficiale.

 

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Teresa Ribera e Oliver Varhelyi

Discorso diverso quello che riguarda Teresa Ribera. La politica spagnola, attualmente ministra per la Transizione ecologica di Madrid, era stata giudicata inadatta dal Partito Popolare iberico (centro-destra) a causa della sua gestione fallimentare delle alluvioni di Valencia e definita come una “ministra in fuga”.

Il minimo comun denominatore con il caso Fitto è che anche in questo frangente, socialisti e liberali si sono piegati al centro-destra. La nomina di Ribera, elemento di spicco del Partito Socialista spagnolo, è stata vincolata a una clausola.

Il compromesso, in parole semplici, prevede che se la politica spagnola finirà sotto indagine per la cattiva gestione dell’emergenza climatica a Valencia, sarà costretta a dimettersi. Una clausola che ha suscitato dubbi di carattere legale fino all’ultimo secondo. Questioni risolte nella serata del 21 novembre con l’introduzione della clausola nella lettera di accompagnamento alla nomina.

Insomma, l’unico commissario a essere depotenziato alla fine è stato il fedelissimo di Viktor Orbàn, Oliver Varhelyi. L’iniziale portafoglio alla salute e al benessere animale del rappresentante magiaro è stato svuotato delle deleghe a diritti riproduttivi, salute mentale, gestione delle pandemie e resistenza antimicrobica.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica internazionale, terrorismo, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Conrad, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson.

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