Se non si vede non vuol dire che non esista. L’acqua, dolce o salata che sia, rilassa, avvolge, distrae ma può anche spaventare e, ovviamente, nascondere.
Il Palazzo di Cleopatra ad Alessandria d’Egitto, Lion City nel Lago di Quindao in Cina, il Parco archeologico di Baia a Napoli… Sono solo alcuni dei tanti, innumerevoli, luoghi seppelliti dall’irruenza dell’acqua nell’arco dei secoli.
Per lo più simboli di un grandioso passato che non può essere dimenticato che, sebbene non sia visto, mantiene alto il suo potere lasciando quell’alone di mistero sul perché e il come di un tale seppellimento.
L’elenco potrebbe procedere a lungo. Stupisce quanti luoghi magici esistano nel nostro pianeta e la cosa straordinaria è che anche il Nord possiede il suo piccolo tesoro segreto.
In Valvestino, tra le acque azzurre di un lago artificiale formatosi intorno agli anni ’60 del ‘900, ogni tanto emergono le rovine di una vecchia dogana: ultimo baluardo di quando la valle era terra di confine. Visibile oggi, incredibile, nella sua interezza.
Storia del luogo
La leggenda narra che i sette paesi della valle siano stati fondati da sette fratelli, per niente uniti al punto da volersi frammentare al fine di non incontrarsi mai più. Il nome della valle invece parrebbe derivare dai monti Vesta e Stino che la chiudono ad ovest.
Valvestino, così lontano dagli occhi indiscreti di turisti e macchine fotografiche, è molto vicino al Lago di Garda. Un luogo silenzioso e semi deserto, frequentato soltanto dai grandi amanti delle due ruote che si destreggiano tra le strade panoramiche in mezzo alla natura locale.
Nel 1959 cominciarono i lavori di costruzione della Diga di Ponte Cola e così facendo si formò il lago che può contenere circa 52 milioni di metri cubi d’acqua e potrebbe, dunque, soddisfare il fabbisogno energetico di 30.000 abitazioni.
Le acque del lago sono incredibilmente azzurre e scintillano nel mezzo della natura grigia e rocciosa che lo circonda.
La sponda di Vesta, quella opposta all’unica strada esistente, è infatti raggiungibile solo a piedi o in barca.
Circa 1525 sono gli ettari di flora e fauna incontaminata che circondano le acque del lago, definito dunque un’Area Wilderness cioè «Il formale riconoscimento, a opera dell’organismo che la effettua, dell’esistenza di un valore speciale, morale e spirituale oltre che biologico, e il formale impegno a difenderlo e a perpetuarlo», come riporta la Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali
La vecchia dogana
Lo scheletro del vecchio edificio è quello che rimane della dogana preposta al controllo di merci in entrata e uscita dall’Austria-Ungheria, visibile soltanto quando il lago ritrae le sue acque.
La Valvestino fu annessa all’Italia nel 1916 e le zone circostanti erano ricche di carbone vegetale. Infatti tanti erano i contrabbandieri che agivano nelle valli briganteggiando nascosti nel brullo paesaggio.
«Te pasaré da Lignàc!» (Prima o poi dovrai passare da Lignago!), era il detto che da quelle parti indicava quanto il passaggio dalla dogana fosse obbligato e temuto.