Willie McCoy, un rapper afroamericano, è stato ucciso da sei poliziotti mentre dormiva nella propria auto all’esterno di un fast food nella cittadina di Six Vallejo, in California. Il ventenne aveva una pistola in grembo e gli agenti hanno sparato perché «temevano per la loro sicurezza».
Erano le 22.30 del 9 febbraio quando un dipendente della Taco Bell, una catena di fast food messicana, chiamò la polizia segnalando una macchina ferma all’esterno del locale con all’interno un uomo con la testa appoggiata sul volante. Gli agenti avrebbero provato a svegliare il ventenne, senza però ricevere alcuna risposta. Al secondo richiamo, secondo i poliziotti, McCoy avrebbe abbassato le mani verso l’arma che teneva sulle gambe. Tale gesto avrebbe quindi allertato le forze dell’ordine, che hanno deciso di sparare contro il giovane. Secondo il dipartimento di polizia locale gli agenti hanno raggiunto il ventenne esplodendo una scarica di proiettili lunga quattro secondi.
Secondo la famiglia di Willie si tratterebbe di un omicidio a sfondo razziale, in quanto non c’era motivo di usare la forza contro una persona che dormiva. «Non c’è stato alcun tentativo di trovare una soluzione pacifica. Il lavoro della polizia è arrestare chi viola la legge, non fare ciò che vogliono della legge: non sono giudici, giuria ed esecutori» ha dichiarato Marc, il fratello maggiore della vittima.
L’uccisione del cantante si configura in un clima quasi di scontro tra i cittadini di Vallejo e la polizia, che si è resa protagonista di trattamenti brutali nei confronti dei residenti della città che si trova a cinquanta chilometri a est di San Francisco. «Nessuno ha fiducia nella polizia a Vallejo. Siamo nel mirino. La polizia ha una campagna per uccidere giovani neri con un certo profilo. Willie vestiva la parte: rappresentava la musica hip-hop. Sono schedati» ha commentato David Harrison il cugino del rapper.