Luis De Guindos, vicepresidente spagnolo della Bce, mette in guardia sui rischi della svolta protezionistica che potrebbe prendere l’America sotto la nuova guida di Trump. I dazi e la loro portata potrebbero innescare una guerra commerciale e impattare sulla crescita economica europea.
L’asse economico UE-USA
Donald Trump è un grande sostenitore dei dazi. Che definisce «the greatest thing ever invented». De Guindos lancia l’allarme e avverte: i paesi colpiti dai dazi potrebbero rispondere, portando così ad un circolo vizioso di guerra commerciale. Un paese vittima dei dazi potrebbe cercare una via di fuga verso altri mercati, deviando i flussi commerciali.
L’argomento interessa particolarmente l’Unione Europea. Poiché i rapporti economici dell’UE con gli Stati Uniti valgono 100 miliardi di euro in beni e servizi. Con esportazioni che riguardano soprattutto i settori dei macchinari industriali e dei prodotti chimici. L’Italia è uno dei paesi più esposti alle relazioni commerciali d’oltreoceano, che costituiscono il 68% delle esportazioni. Anche la Germania è fortemente dipendente dalle relazioni economiche con gli Stati Uniti e le previsioni sul futuro dell’economia tedesca individuano una perdita fino all’ 1,6% del PIL. Un fattore che, lungi dal riguardare solo il popolo tedesco, preoccupa l’intera Unione Europea, in quanto la Germania è il motore economico europeo.
I precedenti
Nel suo precedente mandato Trump aveva fatto un largo uso dei dazi come arma economica volta ad un’economia fortemente protezionista. Usata soprattutto contro la Cina, principale avversario economico degli Stati Uniti, l’arma preferita del tycoon fu rivolta anche verso l’Eurozona.
Nel 2019 impose dazi ai paesi europei per circa 7,5 miliardi di dollari. Anche l’Italia ne fu colpita, soprattutto per quanto riguarda l’export di prodotti agroalimentari. Rispetto agli altri paesi europei la nostra penisola fu meno scossa dalle politiche estere di Trump. E riuscì a parare il colpo tramite accordi volti ad evitare l’innalzamento di dazi su alcuni singoli prodotti italiani.
I timori futuri
Durante la campagna elettorale Donald Trump è tornato a promettere tariffe fino al 60% per la Cina e fino al 20% per l’Europa. Secondo le stime di Euronews, un dazio del genere potrebbe far crollare le esportazioni europee di un terzo in determinati settori. Con un abbassamento anche del PIL dell’Eurozona di quasi due punti percentuali. La SACE, la società controllata dal ministero dell’Economia, che aiuta le imprese italiane a investire all’estero, si sbilancia preannunciando un possibile dimezzamento del volume del commercio internazionale con il nuovo mandato del tycoon.
Sebbene si tratti di ipotesi che dovranno fare i conti con l’effettiva portata delle imposte decise da Trump, il commissario europeo per gli affari economici Paolo Gentiloni mette in conto la possibilità di una guerra commerciale con gli Stati Uniti. E annuncia che la svolta protezionistica degli Usa potrebbe «avere ripercussioni, specialmente nei Paesi che hanno i maggiori surplus commerciali con gli Stati Uniti, che sono Germania e Italia».
A cura di
Martina Testoni