Il più recente scontro tra democratici e repubblicani negli Stati Uniti è nato a causa di un bacio. Pete Buttigieg, sindaco 37enne di una cittadina dell’Indiana, ieri è salito sul palco per annunciare al Paese la sua candidatura alle primarie Dem. Al termine del discorso Buttigieg si è scambiato un bacio con il marito, Chasten Glezman, che lo aveva accompagnato al comizio.
Il gesto ha suscitato le proteste delle frange più conservatrici dei repubblicani. A guidare l’ondata di indignazione è stato il vice presidente Mike Pence: «Considero Buttigieg un amico ma ora sta attaccando la mia fede cristiana». Ha anche aggiunto che «l’omosessualità è un peccato». Non è la prima volta che Pence, anche lui dell’Indiana, e Buttigieg si scontrano.
«Se il fatto che io sia omosessuale è una scelta, allora è stata fatta in alto, molto in alto», ha ribattuto il giovane sindaco in occasione di una delle ultime polemiche. «Vorrei che i Mike Pence del mondo lo capissero: se avete un problema con ciò che io sono, il vostro problema non è con me, il vostro problema, signori, è con il mio creatore».
Buttigieg potrebbe diventare il più giovane presidente degli Stati Uniti e il primo apertamente omosessuale. «Mi chiamano Sindaco Pete. Sono un figlio di South Bend, in Indiana, e mi candido alle elezioni presidenziali americane», ha detto davanti ai suoi concittadini. Già vincitore di una borsa di studio a Oxford e veterano della guerra in Afghanistan, è al secondo mandato da sindaco della cittadina enclave progressista nella cosiddetta Rust Belt americana, la regione nella quale il declino dell’industria pesante ha colpito duramente l’economia locale.
Considerato l’uomo che ha rilanciato l’economia della zona, Buttigieg si accredita come un riformatore pragmatico in grado di parlare agli elettori di ogni orientamento: un messaggio che lo ha catapultato da una relativa oscurità alla prima fila tra i potenziali candidati democratici. Sono qui, ha detto presentandosi, «per raccontare una storia diversa da Make America Great Again. Stavolta non bisogna solo vincere un’elezione, bisogna vincere un’epoca».