È ormai passato un anno da quando il regime siriano, guidato da Bashar al Assad, è caduto. A Damasco si sono tenuti grandi festeggiamenti in piazza e l’autoproclamato presidente, Ahmad al Sharaa, ha partecipato alla parata militare davanti alla moschea Omayyade. Tra fuochi d’artificio e musica festosa i siriani hanno commemorato la liberazione dal regime oppressivo degli Assad, ma il percorso di ricostruzione per il Paese è ancora lungo.
L’ascesa al potere
Era la mattina dell’8 dicembre 2024, quando il gruppo, legato ad al Qaeda, Hayth tahrir al Sham era entrato nella capitale. Bashar al Assad era fuggito a Mosca, il suo esercito e le forze a lui fedeli, che per oltre 13 anni avevano combattuto nella guerra civile, si erano sciolte difronte all’avanzata del gruppo islamista. Al Jolani si faceva velocemente nominare presidente e con la stessa velocità aveva abbandonato il nome di battaglia per vestire gli abiti civili con un nuovo nome, al Sharaa.
Da jihadista, il presidente siriano è riuscito a riabilitarsi sul piano internazionale: a settembre si è recato a New York per tenere un discorso al Palazzo di Vetro. Ha convinto i capi di stato occidentali di essere un potenziale nuovo alleato in Medio Oriente.
Le sfide etniche ed economiche
Sin dal primo giorno al Sharaa ha dichiarato la propria intenzione di difendere e tutelare tutte le minoranze etniche del Paese. Nei mesi scorsi si sono verificati diversi scontri e massacri tra le milizie sunnite, legate al governo, ed altri gruppi etnici come alawiti, drusi e curdi. Questi ultimi controllano ancora la parte orientale del Paese. Le tensioni etniche non sono ancora del tutto sopite e la paura è che possano riesplodere episodi di violenza.
Anche dal punto di vista economico la nuova Siria di Al Sharaa fatica. I costi di anni di guerra, il peso delle sanzioni internazionali e l’inflazione galoppante hanno portato il 90% della popolazione a vivere sotto la soglia di povertà. Il governo è al lavoro per raccogliere fondi per la ricostruzione e sta testando vie alternative come festival ed eventi per raccogliere donazioni di privati. Le stime, però, dicono che siano necessari 400 miliardi di dollari. Sarà necessario un costante impegno per raggiungere gli obiettivi di ricostruzione e riportare definitivamente la pace in Siria.