Un altro Leone a San Pietro

Dei 267 papi della storia, solo 129 hanno cambiato nome dopo l’elezione. Questa pratica si è diffusa a partire dall’XI secolo, soprattutto tra i papi tedeschi, che sceglievano nomi di santi dei primi secoli per richiamare le origini della Chiesa. È soltanto nel secondo dopoguerra che la scelta del nome papale ha assunto un valore programmatico più esplicito, diventando un segnale chiaro della visione pastorale e delle priorità del pontificato nascente.
Con Leone, il nuovo Pontefice ha risvegliato una memoria antica nella storia della Chiesa, riportando alla ribalta un nome carico di forza, autorevolezza e risonanze storiche. Si tratta del primo Papa a scegliere questo nome dopo oltre un secolo: l’ultimo fu Leone XIII, salito al soglio pontificio nel 1878 e ricordato per la sua enciclica sociale Rerum Novarum, che aprì la via al moderno pensiero sociale cattolico.

 

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Una scelta controcorrente

Negli ultimi decenni, i nomi papali hanno spesso seguito linee di continuità recente: Giovanni Paolo, Benedetto, ma anche Francesco, segnando legami spirituali e dottrinali con predecessori prossimi. Optare per Leone spezza questa tendenza, attingendo invece al profondo solco della tradizione storica. Potrebbe essere letto come un messaggio di discontinuità, un desiderio di rinnovamento ripartendo da radici solide.

Nel cristianesimo, il leone è simbolo di coraggio, regalità e potere spirituale, ma è anche un riferimento biblico. Nell’Apocalisse di Giovanni, “Il Leone della tribù di Giuda” è un’espressione che si riferisce a Gesù Cristo utilizzata per indicare la sua natura reale e gloriosa e il trionfo del bene sul male. Scegliere “Leone” oggi significa richiamare questi valori in un tempo segnato da sfide globali, crisi morali e la necessità di una leadership ferma ma compassionevole.

I 13 predecessori

Sono 13 i papi che prima di Prevost hanno scelto di farsi chiamare Leone, un nome che attraversa la storia millenaria della Chiesa cattolica e che richiama figure di forte autorevolezza spirituale e politica. Nel caso di Papa Leone XIV, il riferimento sembra essere duplice e ben calibrato: da un lato l’autorità dottrinale, morale e persino diplomatica di Leone I, detto Magno, dall’altro l’impegno sociale e il riformismo prudente ma deciso di Leone XIII.

Leone Magno

Il primo, Leone Magno, fu papa dal 440 al 461, proclamato dottore della Chiesa e ricordato per il suo ruolo cruciale nel rafforzamento del primato romano. Fu lui a sostenere con forza l’idea che il vescovo di Roma detenesse una supremazia spirituale su tutti gli altri, tracciando le basi per l’autorità pontificia nel mondo cristiano occidentale. La sua figura è entrata nella leggenda per l’episodio del 452, quando — secondo la tradizione — affrontò personalmente Attila, re degli Unni, convincendolo a risparmiare Roma. In Leone I convivono la forza del teologo e la diplomazia del pastore, qualità che Papa Leone XIV potrebbe voler incarnare in un’epoca di instabilità globale.

Leone XIII e l’enciclica Rerum Novarum

Ma altrettanto pregnante è il richiamo a Leone XIII (1878–1903), pontefice che ha traghettato la Chiesa nell’età contemporanea, cercando di armonizzare la tradizione cristiana con le trasformazioni sociali, economiche e culturali dell’Ottocento avanzato. Il suo pontificato è stato segnato dalla pubblicazione della celebre enciclica Rerum Novarum nel 1891, considerata il documento fondativo della dottrina sociale della Chiesa. In essa, Leone XIII affrontava con straordinaria lungimiranza le questioni emergenti del lavoro salariato, della proprietà privata, dei diritti dei lavoratori e dei doveri dello Stato. Condannava con fermezza sia il socialismo rivoluzionario che il liberalismo sfrenato, proponendo un’alternativa cristiana fondata sulla dignità umana, la giustizia sociale e la cooperazione tra le classi. La Rerum Novarum ha avuto un impatto profondo, ispirando il pensiero cattolico per generazioni e aprendo la strada a successive riflessioni papali sui temi della povertà, del lavoro, dell’economia e del bene comune.

Scegliere il nome Leone oggi potrebbe voler dire proprio questo: tenere insieme, in un equilibrio delicato ma necessario, l’autorità spirituale e la sensibilità sociale, il coraggio del passato e la visione per il futuro. La Chiesa, dunque, si prepara a un pontificato che guarda al futuro con lo sguardo fiero del leone e il cuore di un pastore.

Elena Betti

Classe 2001, Laureata in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione all'Università di Pisa

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