Il religioso silenzio delle scuole ultra-ortodosse israeliane è stato infranto da grida di protesta. Il timore di migliaia di studenti ebrei delle frange più conservatrici rischia ora di far collassare il già fragile governo di Benjamin Netanyahu. La decisione della Corte Suprema di porre fine alla storica esenzione dalla leva dei giovani ultra-ortodossi ha fatto moltissimo rumore. Dopo mesi di rinvii, con un voto all’unanimità, il massimo organo giudiziario ha ordinato il 25 giugno all’esecutivo di arruolare i primi 3mila giovani, fino ad ora rimasti in pace.
Paura del progressismo
Immediato lo sdegno dei leader della destra estrema, messianica e ultra-conservatrice. Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, sin dall’inizio della guerra contro Hamas, hanno sostenuto le istanze dei giovani ultra-ortodossi e delle loro famiglie. Intendiamoci, il loro non è stato un moto di compassione, ma un mero calcolo elettorale.
L’esercito israeliano, dove tutti i 18enni devono confluire per servire il Paese, è da sempre un crogiolo di culture e sensibilità molto diverse. Arruolare un giovane cresciuto in un ambiente iper-religioso significa esporlo a tendenze progressiste, che possono riflettersi in un mutamento anche radicale della mentalità e del voto. Dall’ultra-destra a movimenti più moderati.
Una legge scaduta
I leader messianici si dicono «delusi» dalla decisione della Corte. In realtà c’è poco da essere delusi: l’esenzione dalla leva era basata su una legge scaduta nel 2023. Finora il governo Netanyahu, su pressione proprio dei leader della destra, aveva prorogato in maniera forzata gli effetti di quella norma.
Ora i giudici hanno stabilito che, in assenza di un nuovo provvedimento, qualunque estensione della vecchia legge è illegittima e non ha dunque effetto. D’altronde, come si legge nella sentenza, «al culmine di una guerra difficile, il peso della disuguaglianza è più che mai acuito». Tra le righe si legge la paura di un sempre più probabile allargamento del conflitto al Libano meridionale, dove lo scontro con Hezbollah si fa sempre più duro e violento.
Governo instabile
Di fronte a questo atto il già fragile esecutivo Netanyahu trema. Dopo aver perso i moderati di Benny Gantz, critici sulla condotta delle operazioni a Gaza, ora anche gli ultra conservatori potrebbero optare per lo strappo. Troppo identitaria, per loro, l’esenzione dalla leva. Accettarla e restare al governo sarebbe un suicidio politico. D’altra parte, senza i messianici, Netanyahu crollerebbe e Israele dovrebbe tornare alle urne (il vincitore dovrebbe essere proprio Gantz, con la sua linea più diplomatica e aperta a una tregua nel conflitto).
L’unica via d’uscita sembra seguire l’indicazione della Corte Suprema: approvare una nuova legge che, in questo momento, è in discussione in Parlamento. Ben Gvir e Smotrich scalpitano e attendono. Se si riuscirà ad approvare la norma, lo strappo sarà evitabile. In caso contrario, le proteste della destra si trasformerebbero in bibliche trombe pronte a far cadere, al posto delle mura di Gerico, il governo Netanyahu.