Segnalare contenuti dannosi si rivela spesso un buco nell’acqua per gli utenti social. Video e foto che violano le norme delle piattaforme non vengono rimossi dai gestori e continuano a continuare a circolare nei feed di milioni di persone. Analogamente, può capitare che articoli informativi su tematiche come gruppi terroristici o post di sensibilizzazione su malattie rare possano venire rimossi dalla piattaforma in quanto ritenuti lesivi o incitanti all’odio.
Questi e altri casi rivelano una notevole limitazione della libertà d’espressione per gli utenti. Negli ultimi mesi, l’Unione Europea è intervenuta a difesa dei loro diritti, autorizzando la creazione dell’Appeals Centre Europe, un organismo indipendente con l’obiettivo di ridurre l’onere a carico degli enti regolatori nel gestire i ricorsi contro le violazioni delle norme sulle piattaforme dei social media.
Tre piattaforme, sei lingue
L’Appeals Centre Europe ha visto la luce giovedì 14 novembre. L’ente, come specificato sul sito, fornirà a tutti i cittadini europei la possibilità di esprimere la propria opinione su ciò che può o non può essere presente nei feed. Per il momento, l’organismo prenderà in considerazione controversie scaturite su TikTok, You Tube e Facebook, ma non si esclude che in futuro possa riguardare casi di violazione di policy per piattaforme come Instagram e X (ex Twitter). Le attività di controllo interessano contenuti in sei lingue: italiano, francese, inglese, spagnolo, tedesco e olandese.
Il centro ha sede a Dublino – dove si trovano le principali big tech – ed è guidato da Thomas Hughes. «Sebbene le piattaforme abbiano spesso le regole giuste, il numero elevato di post significa che non sempre le applicano correttamente. E quando le piattaforme sbagliano, gli utenti ne pagano il prezzo», ha commentato il Ceo dell’ente. L’Appeals Centre risponde alle linee guida inserite nel Digital Service Act, il regolamento europeo in vigore dallo scorso agosto per creare uno spazio digitale più sicuro.
Come funziona l’Appeals Centre
Per poter fare una richiesta all’Appeals Centre Europe bisogna andare sul sito dell’ente e spiegare perché un certo contenuto venga giudicato controverso. Il reclamo deve essere accompagnato da una specie di “caparra” di cinque euro, che serve come deterrente per evitare segnalazioni prive di fondamento. La somma viene restituita nel caso in cui la richiesta venga valutata come valida. Novantacinque euro, invece, dovranno essere pagati dalla piattaforma per ogni caso aperto: se risulterà che la decisione presa da loro è stata quella corretta, i cinque euro pagati dell’utente passeranno a loro.
A questo punto il post, la foto o il video, viene preso in gestione dai revisori che giudicheranno se la decisione della piattaforma sia coerente con le sue stesse politiche e con le regole europee.
La decisione dei revisori non è vincolante – non essendo l’Appeals Center un organo con potere giudiziario. Tuttavia, come specificato dall’ente, «le piattaforme devono impegnarsi in buona fede». Al netto dei risultati che potrà sortire, l’iniziativa potrà contribuire a capire se ci siano tendenze problematiche nella moderazione dei contenuti del singolo social. Dati con cui le autorità europee potranno chiedere una modifica strutturale.