Continua l’escalation militare in Venezuela. Il presidente Usa, Donald Trump, ha ordinato il blocco di tutte le petroliere sanzionate del Paese sudamericano. Una mossa che pone il leader Nicolàs Maduro sotto ancora maggiore pressione, vista la dipendenza dello stato venezuelano sulle esportazioni di greggio verso la Cina. La mossa americana rientra nella strategia della Casa Bianca di incrementare la presenza militare nella regione iniziata a fine agosto.
Il blocco alle navi
Nella serata di martedì 16, Trump aveva annunciato al pubblico via social la decisione del blocco. Il tycoon ha affermato come il Venezuela stesse utilizzando il petrolio per finanziare il traffico di droga, promettendo di intensificare la presenza militare. «Il Venezuela è completamente circondato dalla più grande Armata mai radunata nella storia del Sud America – ha dichiarato Trump sulla sua piattaforma social Truth Social -. Diventerà sempre più grande, e lo shock per loro sarà qualcosa di mai visto prima… oggi ordino un BLOCCO TOTALE E COMPLETO DI TUTTE LE PETROLIERE SANZIONATE in entrata e in uscita dal Venezuela».
Non sono ancora state rivelate informazioni su come l’amministrazione imporrà il blocco. L’unico precedente è del 10 dicembre, quando la guardia costiera statunitense ha sequestrato una petroliera venezuelana con a bordo circa 230mila tonnellate di greggio venezuelano ed iraniano. Maduro, in un intervento televisivo, ha affermato che «l’imperialismo e la destra fascista vogliono colonizzare il Venezuela per impossessarsi delle sue ricchezze di petrolio, gas, oro e altri minerali. Abbiamo giurato con fermezza di difendere la nostra patria e in Venezuela la pace trionferà». Critiche all’azione del presidente Usa vengono anche da membri del Congresso. Il democratico texano Joaquin Castro ha definito il blocco «indubbiamente un atto di guerra».
Gli effetti sul mercato

Il Venezuela rimane il Paese con le più grandi riserve petrolifere al mondo, ma la sua produzione si attesta a livelli abbastanza bassi, circa un milione di barili al giorno – solo gli Stati Uniti ne producono 13 milioni. Come riporta il Guardian, gli operatori del settore hanno affermato che i prezzi erano in aumento in previsione di una potenziale riduzione delle esportazioni venezuelane. Attendono, però, di vedere come sarebbe stato applicato il blocco imposto da Trump e se sarebbe stato esteso anche alle navi non sanzionate. Già dal giorno del sequestro della petroliera, il 10 dicembre, le esportazioni venezuelano sono diminuite.
Il caos è anche determinato dal fatto che molte navi che caricano petrolio in Venezuela sono soggette a sanzioni. Mentre altre che trasportano greggio dall’Iran e dalla Russia non sono state sanzionate. Alcune aziende, in particolare la statunitense Chevron, trasportano petrolio venezuelano con le proprie navi autorizzate. Al momento il mercato rimane ben rifornito di petrolio, con diverse imbarcazioni cariche di milioni di barili ancora in attesa di essere scaricate. Se però l’embargo dovesse rimanere in vigore per un po’ di tempo, la perdita di un milione di barili al giorno potrebbe far salire i prezzi del petrolio.