Lo stop dei dazi non calma i mercati. Le ulteriori misure restrittive nei confronti dei produttori cinesi ha causando ancora un incremento della volatilità. Il post di Trump su Truth getta nuova benzina sul fuoco e potrebbe diventare un passo falso per il tycoon, ora che i democratici chiedono l’apertura di un’investigazione per insider trading. Intanto la Cina si muove per rispondere ai dazi americani con contro tariffe e svaluta la propria moneta per facilitare l’acquisto dei propri prodotti.
Guerra commerciale con la Cina
«Non importa quanto durerà questa guerra, non cederemo mai», è la celebre promessa fatta da Mao in occasione “dell’aggressione” degli Stati Uniti alla Corea, negli anni ’50. Nella giornata di ieri, 10 aprile, il ministro degli esteri cinese Mao Ning ha diffuso sui social il video del discorso. Il messaggio è semplice: la Cina non si arrenderà alla guerra commerciale iniziata da Washington. Anche dopo che i dazi sui prodotti made in China hanno raggiunto la vertiginosa quota del 145%. Il governo di cinese ha risposto a tono agli attacchi di Trump. Dopo l’annuncio delle tariffe contro le merci americane, specialmente sull’agroalimentare, che è il principale settore dell’export Usa in Cina. Ora Pechino manipola artificialmente il valore della propria moneta. Il renminbi è stato svalutato dalla People bank of China fino a toccare i valori più alti dal 2007.
La svalutazione della moneta aiuta, almeno in parte, a contrastare i dazi. Il picco è stato di 7,35 renminbi per 1 dollaro. Poi il valore si è riportato su cifre più contenute, oggi il cambio si aggira intorno a quota 7,29. Non è nell’interesse del governo cinese svilire la propria moneta, anche se così facendo si potrebbero avere dei benefici per l’economia. La volontà di Pechino è di imporre lo yuan come valuta di riferimento per gli scambi globali, cercando una posizione in alternativa al dollaro. Per ottenere questo risultato è necessario avere una politica monetaria stabile, senza eccessive variazioni nella valuta. Attualmente solo una percentuale compresa tra il 3% e il 5% delle transazioni globali sono effettuate in yuan. Il dollaro invece si aggira tra il 47%-48% dei pagamenti a livello mondiale.
L’andamento dei mercati
S&P 500 e Nasdaq stavano vivendo un momento di ripresa dopo i vistosi cali delle sedute precedenti. L’annuncio della sospensione dei dazi per 90 giorni era stata una boccata di ossigeno per Wall Street, con momentanei incrementi del +7,87 e del +12,16 rispettivamente per i due indici. Questo fino a quando il presidente americano ha annunciato ulteriori misure sull’importazione dei prodotti cinesi. I nuovi dazi sulle merci provenienti dalla Cina sono passati dal 125 al 145%. La reazione dei mercati non si è fatta attendere. Mai così in altalena S&P 500, che sta registrando le oscillazioni più alte di sempre, alternando perdite del -12,1% a incrementi del +9,51%.
I mercati europei erano in forte crescita, con rialzi fino al 7%. Dopo l’annuncio di nuove misure da parte dell’inquilino della Casa Bianca, le borse hanno frenato. Le piazze europee sono riuscite comunque a chiudere in positivo, con Ftse Mib e Francoforte che hanno fatto registrare gli aumenti più significativi (rispettivamente +4,72% e +4,67%). La borsa statunitense è passata invece dal segno positivo a quello negativo. Il Nasdaq ha chiuso con una perdita pari al -5,25%, mentre S&P 500 ha segnato un calo del -3,46%.
La volatilità
Rappresentativo del momento che sta attraversando il mercato è l’indice VIX. Il suo scopo è misurare le aspettative di volatilità del mercato azionario basata sulle opzioni sull’indice S&P 500, e più alto è il suo valore, maggiore è la volatilità del mercato. Da quando Donald Trump si è insediato alla Casa Bianca, il valore del ticker è stato in continua altalena, in correlazione con le dichiarazioni e i provvedimenti presi dal presidente americano. Il 2 aprile, giornata in cui sono stati annunciati i provvedimenti sui dazi, il valore del VIX era di 21,51. Subito dopo l’annuncio dei dazi, è salito 30,02 fino al picco dell’8 aprile (52,33). Valori più alti si erano registrati solo nella crisi del 2008 e durante la pandemia del Covid-19 a marzo 2020.
Il saliscendi
«This is a great time to buy!». «Questo è un grande momento per investire», questo l’annuncio di Donald Trump su Truth Social la mattina del 9 aprile. Erano le 9:37 a Washington, le 15:37 italiane, e in quel momento le borse erano tutte in rosso. Nessuno si poteva aspettare che da lì a poche ore lo stesso Trump avrebbe annunciato la sospensione dei dazi. Come accaduto nei giorni precedenti, le dichiarazioni e le azioni intraprese dal presidente americano hanno fatto oscillare fortemente i mercati, sollevando forti dubbi e ipotesi sul momento in cui Trump decide di parlare o intervenire. Il parlamentare democratico Adam Schiff, in una seduta del Congresso, ha infatti chiesto di indagare se il presidente abbia commesso insider trading o manipolazione del mercato. Per il segretario del tesoro Scott Bessent invece non ci sarebbe «nulla di strano».

A partire dal 7 aprile Wall Street è stata protagonista di giravolte senza precedenti e difficilmente pronosticabili. L’inizio di queste vertiginose oscillazioni risale alle 15:30 di lunedì 7 aprile. Il consigliere economico della Casa Bianca Kevin Hasset, in un’intervista a Fox News, annuncia che «Trump sta considerando una pausa di 90 giorni sui dazi per tutti i paesi, tranne la Cina». Le borse americane fino a quel momento erano pesantemente in negativo. Da lì un balzo del +7,8%. Dal calo al rialzo in un batter di ciglia. Nemmeno il tempo di rendersene conto e arriva una secca smentita: «fake news». In meno di mezz’ora si registra un calo del -5% dal picco registrato pochi istanti prima.
La mattina di mercoledì 9 novembre la sveglia del presidente: «Ѐ il momento di comprare!». La “fake news” di appena due giorni prima diventa realtà: sospensione dei dazi a tutti, tranne la Cina. Solo in serata il Nasdaq guadagna il +12%. Le borse in questi giorni sono mosse bruscamente basandosi solo su congetture, presunte indiscrezioni e comunicati della Casa Bianca. Comprensibile come in un circo simile si siano fatte strada le ipotesi più disparate, e non può mancare chi pensa si tratti di una manipolazione del mercato.
Tom Friedman, editorialista per il New York Times, ha lanciato analoghe insinuazioni su segretario del Tesoro Bessent: «Ho zero dubbi sul fatto che se lui gestisse ancora il suo hedge fund ora sarebbe “short” in borsa», cioè punterebbe al ribasso. Ad alimentare ulteriori sospetti l’aumento di richieste per l’acquisizione di alcune opzioni call sull’indice di S&P 500. Queste permettono a chi li acquista di ottenere il diritto di comprare l’indice della Borsa di New York a un prezzo prestabilito. Nei momenti in cui Trump scriveva su Truth Social «è il momento di comprare», le domande per queste opzioni sono decollate. Qualcuno sapeva qualcosa? Ѐ solo un caso? Sui social è stato diffuso un video dove il presidente Trump è stato ripreso nello studio Ovale mentre spiegava che alcuni suoi amici hanno guadagnato miliardi con i dazi e gli alti-bassi di Wall Street.
Oh totally normal stuff….Trump just openly boasting at the Oval Office about his billionaire buddies making boat loads of money on yesterday’s insider trading scheme that they all orchestrated in broad daylight pic.twitter.com/ce6fhlJ31n
— Wu Tang is for the Children (@WUTangKids) April 10, 2025
Il parere degli esperti
«Il rischio, in scia a una politica sui dazi così erratica, è quello di vederne svanire la valenza» dice Giacomo Calef, country manager di NS Partenrs. La politica economica messa in atto da Donald Trump rischia di compromettere gravemente i mercati, e di rendere irrealizzabili gli obbiettivi prefissati dallo stesso presidente americano per il suo Paese: proteggere l’economia nazionale, regolare il commercio o favorire certe industrie americane. Ne sono una testimonianza l’andamento dei principali titoli delle Big Tech in borsa. Solo Apple nell’ultimo mese ha perso il -16,78% di valore sulle singole azioni, passando da 206,75 euro ai 166,68 attuali.
In un’intervista al Sole 24 Ore, il docente di economia monetaria internazionale all’Università Cattolica di Milano Roni Hamaui fotografa così questo momento di grande incertezza: «Le imprese, le famiglie, prendono decisioni di investimento sulle aspettative futuro. Nel momento in cui queste aspettative – non derivanti da un evento imprevedibile, ma da una “variabile auto inflitta” – sono impossibili da individuare crea un contesto nonsense». Annunci su una possibile sospensione dei dazi, smentite, conferme e ulteriori provvedimenti. Cercare di fare previsioni in un momento così è impossibile. L’unica cosa certa è che «operando in maniera così semplicistica e violenta vengono a crearsi problemi non da poco».