Trump e la guerra dei dazi: effetti sul mercato e le risposte mondiali

Gli Stati Uniti «risponderanno dazio su dazio, tassa su tassa». Così Trump ha difeso la sua guerra dei dazi davanti al Congresso e ha aggiunto che le tariffe «non servono solo a proteggere i posti di lavoro americani, ma anche l’anima del Paese».

L’altalena dei mercati  

Ieri, 4 marzo, i dazi annunciati dal tycoon hanno messo al tappeto le Borse mondiali. Tutte le piazze finanziarie europee hanno chiuso in rosso e bruciato 367 miliardi di capitalizzazione. In particolare, Milano (-3,41%) e Francoforte (-3,32%) hanno rappresentato le maglie nere visto che sono le più esposte all’export verso gli Stati Uniti. Ma sono andate male anche Parigi (-1,85%) e Madrid (-2,55%) oltre a Londra (-1,27%), Shangai (-0,28%) e Tokyo (-1,20%). A pagarne le conseguenze tra gli europei sono stati soprattutto i titoli legati al mercato statunitense e quindi industriali e auto. In Italia i peggiori sono stati Stellantis (-10,1%), il produttore di microprocessori Stm (-8,3%), Iveco (-7,73) e Pirelli (-6). Male anche i mercati americani, che hanno cancellano i guadagni registrati dal giorno dell’elezione di Donald Trump per 3400 miliardi di dollari.

Tuttavia oggi, 5 marzo, la storia sembra essere cambiata e tutti i listini europei sono in ripresa. Così il Ftse Mib di Milano è salito del 2,25% ed è tornato ampiamente sopra i 38.000 punti, quota persi martedì. È in buon progresso anche il Cac di Parigi (+2,2%) e l’Ibex di Madrid (+2,27%). La migliore del Vecchio Continente è però Francoforte (+3,62%). Mentre a Piazza Affari, Stellantis mette a segno un rialzo del 4,69%.

La reazione dei partner commerciali
Lian Jian ministro esteri Cina

La Cina è stata colpita da un ulteriore tariffa del 10% per tutti i beni importati, che sia aggiunge al 10% già imposto il febbraio scorso. Da ricordare anche le imposte del 50% sui prodotti tecnologici come semiconduttori e del 100% sui veicoli elettrici, ereditati dalla legislazione Biden. Il governo di Pechino ha dichiarato che a partire dal 10 marzo i prodotti agroalimentari made in Usa saranno gravati da dazi tra il 10%-15%. I prodotti colpiti sono: carne, cotone, cereali, pesce, frutta, verdura e prodotti caseari. Quindici compagnie, inclusa General Dynamics, sono state poste in una lista che impedisce loro di importare tecnologia per scopi militari. Altre dieci, invece, hanno subito un blocco dal commerciare o investire in Cina. Il ministro degli esteri Lin Jian ha dichiarato: «Se gli Stati Uniti persistono nel condurre una guerra tariffaria, una guerra commerciale o qualsiasi altro tipo di guerra, combatteremo fino in fondo».

Claudia Sheinbaum, presidente Messico

Il Messico non ha ancora applicato alcuna tariffa verso gli Usa. La nuova presidente, Claudia Sheinbaum, ha dichiarato che il suo governo è pronto ad un’azione di vendetta e che saranno annunciati domenica durante un convegno di piazza. L’economia messicana è fortemente dipendente da quella statunitense. Circa 80% di tutte le esportazioni sono dirette verso il vicino a nord. L’unica “fortuna” è che il sistema manifatturiero messicano è altamente integrato con quello americano e, come riportato dal Washington Post, l’arma dei dazi potrebbe essere un boomerang per le società Usa.

Nel caso del Canada sono previsti dazi del 25% su tutte le merci importante, unica eccezione per l’energia solo il 10%. In ritorsione il presidente Trudeau ha annunciato tariffe del 25% su non meglio specificati prodotti di importazione, per un controvalore di 107 miliardi di dollari. Il Primo Ministro canadese ha dichiarato che «la guerra commerciale americana farà male a tutti, non ci sono vincitori».

J. Trudeau Primo Ministro del Canada
I possibili effetti sull’economia Usa

L’affermazione di Trudeau potrebbe non essere così distante dalla realtà. Quella di Trump è una mossa pericolosa che potrebbe rallentare l’economia Usa, se non portarla proprio in recessione. L’indice Gdp Now della Fed di Atlanta «suggerisce una contrazione del Pil del 2,8% nel primo trimestre e l’indice manifatturiero segnala imminenti retromarce». Anche l’inflazione può tornare a galoppare e i dazi possono tradire la promessa della lotta al carovita, pezzo forte della campagna elettorale del tycoon.

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