Trump blocca 2,2 miliardi di dollari di fondi ad Harvard

Il governo federale degli Stati Uniti ha annunciato che congelerà 2,2 miliardi di dollari di sovvenzioni statali e 60 milioni di dollari in contratti pluriennali all’Università di Harvard. La decisione è arrivata dopo che l’ateneo ha dichiarato di non voler accogliere le richieste dell’amministrazione Trump.

Le richieste

Tra le richieste avanzate dal governo federale ci sono il divieto di indossare mascherine durante le proteste nei campus, le segnalazione alle autorità degli studenti stranieri che commettono violazioni della condotta, la riduzione del potere dei docenti e degli amministratori più impegnati nell’attivismo, e la cancellazione dei programmi per la diversità, l’equità e l’inclusione. In particolare il dipartimento dell’istruzione accusa l’università di «non soddisfare le condizioni relative ai diritti intellettuali e civili che giustifichino un investimento federale».  «Le perturbazioni dell’attività didattica all’antisemitismo – prosegue – e le intimidazioni nei confronti degli studenti ebrei sono inaccettabili. È ora che le università d’élite affrontino il problema e s’impegnino a mettere in atto cambiamenti significativi se vogliono continuare a beneficiare del sostegno dei contribuenti».

Il congelamento dei finanziamenti arriva dopo che il mese scorso l’amministrazione Trump ha dichiarato che stava rivedendo 9 miliardi di dollari tra contratti federali e sovvenzioni ad Harvard. Questo è parte di una stretta arrivata a dopo le proteste degli ultimi 18 mesi all’interno dell’università a sostegno dei palestinesi.

Il portavoce della Casa Bianca, Harrison Fields, ha sostenuto questa decisione  «Il presidente Trump – ha dichiarato – sta lavorando per rendere l’istruzione superiore di nuovo grande, ponendo fine all’antisemitismo incontrollato e garantendo che i fondi federali dei contribuenti non finanzino il sostegno di Harvard a pericolose discriminazioni razziali o alla violenza motivata da razzismo».

La reazione dell’Ateneo

In risposta a queste richieste in una lettera il rettore di Harvard, Alan Garber, ha dichiarato che «nessun governo, a prescindere da quale partito è al potere, dovrebbe dettare ad un’università privata cosa può insegnare, chi possono ammettere e assumere, e quali ambiti possono studiare ed indagare».

L’accusa è che l’amministrazione Trump abbia avanzato «richieste senza precedenti per controllare la comunità di Harvard», violando «i diritti garantiti ad Harvard dal primo emendamento». «Tra queste – si legge nella lettera — l’obbligo di “verificare” i punti di vista del nostro corpo studentesco, docente e personale, e di “ridurre il potere” di alcuni studenti, docenti e amministratori presi di mira a causa delle loro opinioni ideologiche». Garber conclude che «sebbene alcune delle richieste delineate dal governo siano volte a combattere l’antisemitismo, la maggior parte rappresenta una regolamentazione governativa diretta delle “condizioni intellettuali” di Harvard».

Chiara Brunello

Classe 2002. Sono laureata in comunicazione, media e pubblicità all'Università Iulm. Mi interesso di politica interna ed estera.

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