Tragedia nel Motomondiale, è morto Jason Dupasquier

Dupasquier

Jason Dupasquier non ce l’ha fatta. Il giovanissimo pilota della KTM, vittima di un terribile incidente il 29 maggio al Mugello, è morto all’Ospedale Careggi di Firenze.

Dupasquier è apparso in condizioni gravissime già dai primi soccorsi, ed è stato trasportato in eliambulanza all’ospedale in codice rosso, dove è stato sottoposto a una tac total body che ha evidenziato un esteso politrauma cranico e toracico. Il giovane è stato sottoposto a un primo intervento al torace, ma nella tarda mattinata del 30 maggio è stato dichiarato clinicamente morto.

LA DINAMICA DELL’INCIDENTE

Dupasquier ha perso il controllo del proprio mezzo alla curva denominata “Arrabbiata 2” finendo al centro della carreggiata, dove è stato travolto dalla propria moto e da due colleghi che non sono riusciti ad evitarlo. Si tratta di Ayumu Sasaki e Jeremy Alcoba. Le due moto lo hanno colpito in testa e al torace. Quella del pilota che cade e rimane in pista è una dinamica tristemente nota, la situazione più pericolosa che può capitare ad un atleta di questo sport. La stessa che nel 2011 costò la vita a Marco Simoncelli.

IL COMUNICATO DELLA DORNA E LE REAZIONI DEI COLLEGHI

Dorna, organizzatrice del campionato, ha comunicato la notizia della scomparsa del giovanissimo Jason alle 12.06 del 30 maggio. «Siamo profondamente tristi nell’annunciare la scomparsa di Jason Dupasquier. Da parte di tutta la famiglia della MotoGP un pensiero al suo team, alla sua famiglia e a tutti quelli che lo amavano. Ci mancherai tantissimo Jason.»

Unanime lo sgomento in tutto il Motomondiale, dove Jason ha esordito nel 2020. Correva in moto da quando aveva 5 anni, spinto dal padre ex pilota di motocross, Philippe Dupasquier. Parole di cordoglio sono arrivate da Dennis Foggia, amico di Jason e pilota nella stessa Moto3: «Lo porterò con me nei prossimi GP. Facevamo ogni giorno colazione insieme, era proprio di fronte a me, eravamo nella stessa hospitalty. Mi dispiace tantissimo, era un nostro compagno, era come noi, purtroppo fa parte del nostro sport, che è molto pericoloso. Questa notte ho pensato molto a lui, alla fine quando ho rivisto il video era proprio dietro di me. Non ho parole

 

Umberto Maria Porreca

Sono volato dalla più profonda costa Abruzzese a Milano col sogno del giornalismo sportivo nel cassetto e poche certezze nelle tasche e nella testa. Mio padre mi voleva ingegnere, ma la matematica non sarà mai il mio mestiere. Amante della musica italiana e del buon cibo da ovunque esso provenga, ho scritto per due anni per il settimanale di calcio giovanile lombardo/piemontese Sprint&Sport e ho collaborato con The Shot, testata di basket. Lo sport (parlato, non praticato) è il mio pane e la mia vita è stata profondamente influenzata da Andriy Shevchenko. Inseguo il mio sogno sulle note di Fabrizio De Andrè.

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