Torre Velasca passa a Hines. Gli altri edifici “brutti” sparsi per il mondo

La Torre Velasca è stata comprata per 150 milioni di euro da Hines, il colosso immobiliare americano. Si tratta solo dell’ultimo acquisto per la società, che ha già arricchito il suo portafoglio immobiliare di asset di pregio nel centro di Milano.

L’acquisto

Mario Abbadessa, a capo di Hines in Italia, si è aggiudicato l’edificio, venduto da Unipol. Un acquisto ventilato da anni ma che solo adesso si è riusciti a concretizzare.

«Torre Velasca è un edificio storico, un punto di riferimento immediatamente riconoscibile a tutti i residenti e visitatori di Milano» ha detto Abbadessa. Lo scopo è riqualificare la struttura riconfigurando gli interni ormai obsoleti. Hines vuole trasformare la Torre in uno spazio moderno e contemporaneo, agendo sull’edificio esattamente come ha fatto con altri asset storici da valorizzare nel cuore di Milano.

La torre, costruita nel 1957, è un simbolo della città meneghina e prende il nome dalla piazza dove sorge, intitolata a Juan Fernandez de Velasco, il governatore di Milano di fine ‘500 che riqualificò la zona, come più o meno sta tentando di fare Hines.

Un’architettura “particolare”

Sebbene sia uno dei simboli architettonici della città e del miracolo economico milanese, a un passo dal Duomo e alto quasi quanto la madonnina, l’edificio non ha ricevuto grandi complimenti per le sue qualità estetiche. Il Daily Telegraph lo bocciò nel 2012, inserendolo tra gli immobili più brutti al mondo, a causa della sua peculiare struttura ‘a fungo’.  Ma c’è  chi lo ha difeso, come il famoso critico d’arte Philippe Daverio, che lo ha definito un assoluto capolavoro. La Torre, infatti, fa parte di uno stile post-razionalista e brutalista e richiama lo stile lombardo tipico dei palazzi dell’epoca.

Gli edifici non compresi, a spasso per il mondo

Oltre alla Torre Velasca ci sono molti edifici sotto gli occhi della critica, in Italia e nel mondo.

Museo dell’Ara Pacis a Roma

A casa nostra anche il museo dell’Ara Pacis, a Roma, è stato al centro di polemiche. Nonostante sia un monumento con un’alta affluenza di visitatori è stato definito un flop dal New York Times, e accolto aspramente dal critico d’arte Vittorio Sgarbi, secondo il quale il museo sarebbe «una pompa di benzina texana nel cuore di uno dei centri storici più importanti del mondo».  La struttura infatti si trova sul lungo Tevere e ha parzialmente coperto la visuale di due chiese barocche.

Centro Pompidou a Parigi

Altrettanta polemica ha creato a Parigi il Centro George Pompidou, uno dei più famosi musei francesi, soprannominato il “grande inceneritore della cultura” dagli stessi parigini. Una “raffineria” in un centro storico fatto di edifici gotico-francesi. Mastodontico e colmo di colori vivacissimi, il Pompidou è considerato “il monumento della rivoluzione culturale che rimette in discussione tutti i criteri di bellezza”, così l’hanno difesa i critici.

Ryugyong Hotel a Pyongyang

Anche la Nord Corea secondo l’Enquires e il Telegraph ha il suo flop: il Ryugyong Hotel.  Lo Stato comunista, consapevole dell’impatto visivo che l’albergo ha sul paesaggio, per anni ha tentato di nasconderlo, rimuovendolo con Photoshop dalle foto ufficiali di regime. Poi deve aver capito che è difficile nascondere un edificio di 330 metri e lo ha riempito di luci colorate.

Lincoln Plaza a Londra

E’ un lussuoso palazzo da 31 piani, dove i residenti possono godere di un centro benessere, un cinema privato e un giardino interno, eppure ha un design che ha irritato molti critici. È il Lincoln Plaza a Londra e nel 2016 ha vinto il Carbuncle Cup, letteralmente ‘premio per miglior pugno in un occhio’. «Ha una forma caotica e le facciate scomposte: mostra il peggio di sé in un design architettonico casinista, praticamente un’accozzaglia a basso costo», ha commentato duramente l’architetto Ike Ijeh.

L’Elephant building a Bangkok

C’è un altro edificio che ospita condomini di lusso – oltre che uffici e centri commerciali – ad essere annoverato tra gli edifici più brutti al mondo, ed è l’Elephant building. Si tratta della più grande struttura a forma di elefante al mondo e si trova a Bangkok. E diventato “l’edificio più chiacchierato della Thailandia” ed è un’icona nazionale.

L’aeroporto di Berlino

E’ difficile che possa piacere l’aeroporto Tempelhof a Berlino, con le sue linee austere e dritte, tipiche dell’architettura dei regimi totalitari. Ciò che forse non lo aiuta è il regime a cui lo si collega. L’aeroporto era infatti adiacente a un campo di concentramento che ospitava giornalisti, politici, ebrei e altri cosiddetti “indesiderabili”, quindi è probabile che l’occhio di chi lo guarda sia “influenzato da queste associazioni negative”, osserva l’architetto Norman Foster.

Federica Ulivieri

Nasce sulla costa Toscana e si laurea magistrale in Storia Contemporanea a Pisa. Vola nelle lande desolate dello Yorkshire, dove inizia a occuparsi di traduzione. Un inverno troppo rigido la fa tornare in Italia, un po' pentita di averla lasciata. Le piace scrivere di esteri, con una predilezione per l'Africa. Ha recitato a teatro per 15 anni e ha una grande passione per i fumetti, le piace leggerli, scriverne e disegnarli: è infatti anche una vignettista di attualità.

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