Zinedine Zidane, i 50 anni di una leggenda

Zidane

«Con quella palla faceva quello che voleva, ci girava intorno, la pettinava, gli tiravi pietre e ti rimandava rose»

Nel 2014 Federico Buffa si riferiva così a Zinedine Zidane nel suo Federico Buffa racconta Storie Mondiali: Blanc et noir, documentario sul Mondiale di Francia 1998. Nato il 23 giugno 1972, Zizou compie 50 anni. Una carriera leggendaria, un personaggio iconico in ogni cosa facesse nel bene o nel male. L’highlights che ha chiuso la sua carriera, la brutale testata a Marco Materazzi nei supplementari della finale del Mondiale 2006 costatagli l’espulsione, lo rappresenta solo in parte.

SU E GIU’, BLANC ET NOIR

L’intero trascorso sportivo di Zidane, all’alba dei suoi cinquant’anni, si può riassumere nel torneo che l’ha fatto diventare leggenda, il già citato Francia 1998. Nella seconda partita del girone Zizou rifila una pedata al saudita Fuad Amin, venendo espulso e squalificato due giornate. Torna per i quarti di finale contro l’Italia e in finale segna due gol di testa che regalano il Mondiale alla Francia, abbattendo il Brasile scosso dal malore di Ronaldo risalente alla sera prima. Blanc et noir, le sfumature di una testa particolare e unica. Proprio Zidane, nei giorni successivi al terribile infortunio di Ronaldo contro la Lazio, sarà sempre presente al suo capezzale portandogli in dono alcuni frutti originari della sua Algeria, come augurio di guarigione.

L’ELEGANZA DI UN FENOMENO

Quello che ha sempre definito la carriera di Zidane è l’eleganza: una coordinazione fisica incredibile, movimenti leggiardi e perfetti, una sfida perenne all’equilibrio. Palla al piede sembrava sempre sul momento di cadere, e non cadeva mai. Non era particolarmente veloce, ma le gambe lunghe gli hanno regalato una falcata importante che l’aiutava a rubare il tempo ai difensori. Tanti suoi gol, tante sue giocate nascono dalle sue letture di gioco arrivate con un istante di anticipo sugli avversari. E poi, ci sono le giocate estemporanee, quelle pietre trasformate in rose di cui parlava Buffa. Su tutti, il gol al Bayer Leverkusen in finale di Champions League 2001/2002. Le immagini descrivono meglio delle parole.

LEGGENDA IN CAMPO E IN PANCHINA

Zidane, dopo aver concluso la carriera da calciatore, è stato per un periodo viceallenatore del Real Madrid con Carlo Ancelotti, vincendo la decima Champions League nel 2013/2014 coi blancos. La sua vera impresa in panchina però è quella relativa al triennio 2016-2018: tripletta clamorosa di vittorie in fila in Champions League alla guida del Real Madrid. Le finali contro Atletico Madrid, Juventus e Liverpool gli hanno regalato un percorso epico: nessuno mai, nell’epoca post cambiamento del nome da Coppa dei Campioni, aveva vinto due volte consecutive, men che meno tre.

IL FUTURO DI ZIZOU

Quale panchina per il futuro del neocinquantenne Zidane? Le possibilità sembrano due: il Paris Saint Germain che ha silurato Mauricio Pochettino oppure la Francia per il post Deschamps.
Indipendentemente da quale sarà il suo prossimo porto d’approdo da allenatore, Zidane resta una delle figure più iconiche e riconoscibili degli ultimi trent’anni di calcio, vincente in campo e fuori e dalla personalità unica nel bene e nel male.

Umberto Maria Porreca

Sono volato dalla più profonda costa Abruzzese a Milano col sogno del giornalismo sportivo nel cassetto e poche certezze nelle tasche e nella testa. Mio padre mi voleva ingegnere, ma la matematica non sarà mai il mio mestiere. Amante della musica italiana e del buon cibo da ovunque esso provenga, ho scritto per due anni per il settimanale di calcio giovanile lombardo/piemontese Sprint&Sport e ho collaborato con The Shot, testata di basket. Lo sport (parlato, non praticato) è il mio pane e la mia vita è stata profondamente influenzata da Andriy Shevchenko. Inseguo il mio sogno sulle note di Fabrizio De Andrè.

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