La mattina di Venerdì 10 marzo Xi Jinping è stato rieletto per il terzo mandato consecutivo alla guida della Repubblica Popolare Cinese. Si tratta di un evento senza precedenti nella storia del Dragone. Il leader cinese è diventato così il Presidente più longevo nella storia del Paese dalla vittoria dei comunisti guidati da Mao Tse-tung nel 1949.
La rielezione a Presidente della Rpc
Il Congresso nazionale del popolo ha assicurato a Xi-Jinping un mandato di 5 anni alla guida della Cina. La conferma a Presidente della Repubblica era ritenuta da molti osservatori scontata. Soprattutto dopo il terzo mandato a leader del Partito Comunista ottenuto al XX° Congresso nazionale del Pcc svoltosi lo scorso ottobre.
I delegati dell’Assemblea legislativa cinese hanno votato all’unanimità – 2.952 voti – la conferma di Xi-Jinping a leader del Paese. Gli incaricati sono stati scelti direttamente dal Pcc, il principale organo amministrativo della Cina. Ma nessuno di loro aveva a propria disposizione una lista di potenziali candidati. Xi e alcuni altri dirigenti del partito sono stati eletti senza avere una vera e propria opposizione politica.
La rielezione di Xi ha ricalcato esattamente quella del 2018. In quell’occasione la Cina – quindi il suo Presidente – decise di abolire le disposizioni costituzionali che non permettevano un terzo mandato presidenziale. In questo modo, Xi-Jinping ha definitivamente completato la sua ascesa a leader incontrastato del Paese.
Un mandato a vita
Con la rielezione a leader della Cina, Xi-Jinping ha completato la transizione verso il suo secondo decennio al potere. Più di tutti i precedenti Presidenti della Repubblica Popolare Cinese. Mao Tse-tung – considerato il padre della Cina moderna – si è fermato solamente a due mandati presidenziali: dal 1949 al 1959. In tempi più recenti, si ricordano Jiang Zemin e Hu Jintao. Entrambi in carico per un solo mandato: il primo dal 1998 al 2003, il secondo dal 2008 al 2013.
I risvolti geopolitici
La rielezione di Xi-Jinping è stata anticipata dallo stesso leader comunista. Il Presidente cinese aveva accusato gli Stati Uniti e tutto l’Occidente di voler ostacolare lo sviluppo economico del Dragone con una campagna di contenimento ai suoi danni.
Anche dal Ministero degli Esteri cinese sono arrivate dichiarazioni molto aggressive contro gli americani. Wang Yi – funzionario del dicastero – li ha accusati di volere lo scontro diretto con la Cina. La posizione del dragone è di fatto diventata sempre più aggressiva contro i rivali statunitensi. Soprattutto dopo l’abbattimento del pallone spia cinese ordinato da Biden lo scorso febbraio.