World Environment Day, il mondo è in fiamme ma dobbiamo provarci

La nostra casa è in fiamme e forse oggi, 5 giugno in occasione della  Giornata Mondiale dell’Ambiente, sarebbe il caso di pensarci maggiormente.
Il nostro mondo sta implorando, anzi no, urlando pietà e in merito a questo il WWF (World Wildlife Fund) ha pubblicato di recente un report dettagliato sulle prove del nostro comportamento.

“Unprecedented” è stato l’aggettivo utilizzato da IPBES, l’Intergovernamental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services dell’ONU, in un rapporto nel maggio 2019 per definire l’azione catastrofica dell’uomo sulla natura. La nostra natura.

La sola specie umana infatti sta portando, secondo il WWF, all’estinzione circa 1 milione di specie animali e vegetali. Mai nessuno prima d’ora aveva alterato a tal punto l’ambiente. Tanto per dare un’idea: il 75% delle terre emerse e il 66% dell’ambiente marino sono stati impattati e modificati significativamente dall’azione dell’uomo. Ma non è finita: più di un terzo della superficie terrestre infatti è ora destinata alla produzione di colture e bestiame. Cari fratelli esseri umani, la «Nostra Casa Comune», come l’aveva definita Papa Francesco nell’Enciclica ambientale Laudato Si’ del 2015, sta andando in rovina. Tutta l’umanità è diventata come Attila, dove passa non cresce più un fiore.

Grafica realizzata da WWF per il report sull’ambiente

SCACCO MATTO ALLA CENTRALE DEL CLIMA

Foresta Amazzonica in fiamme

L’ Amazzonia brucia. Forse non a tutti è noto quanto la Foresta Amazzonica sia il vero polmone verde della nostra Terra. Con i suoi 12 milioni di ettari infatti fornisce il 20% delle acque dolci che arrivano negli oceani, sequestra tra i 140 e i 200 miliardi di tonnellate di carbonio ogni anno, raffredda la Terra, contrasta la produzione di desertificazione e produce cibo e medicine (guarda un po’) per noi, per tutti noi. Ebbene tutto questo sta andando letteralmente in fumo a causa del disboscamento per interessi economici, le  temperature sempre più alte e le foreste, quelle amazzoniche soprattutto, stanno perdendo la loro capacità di resilienza.

E IL GHIACCIO?

Scioglimento dei ghiacci

L’inverno artico ha superato di 6° le medie stagionali, i ghiacci marini e terrestri si stanno riducendo in maniera spaventosa e il livello del mare si sta ovviamente e inevitabilmente innalzando. Entro il 2050 un miliardo sono le persone che potrebbero esserne colpite. Ogni anno la calotta di ghiaccio della Groenlandia si riduce di circa 278 gigatonnellate (si parla di miliardi di tonnellate) di ghiaccio.

Il 29 maggio ne è capitata un’altra: Norilsk, capitale russa del nichel, ha dichiarato lo stato di emergenza dopo che circa 20.000 tonnellate di gasolio sono esplose da un serbatoio, inquinando le acque del fiume che attraversa la zona. Uno dei luoghi più inquinanti della Terra.
Ma la causa? Un probabile e preoccupante collasso del permafrost.

AUSTRALIA

Immagini dell’Australia in fiamme

Un’area vasta quanto il Portogallo (più di 100.000 km quadrati) ha preso fuoco nel continente australiano. Uomini, donne, bambini e più di 1 miliardo di animali sono scomparsi.
Il motivo di tale devastazione? Un’ alterazione climatica sopra l’Oceano Indiano che ha portato siccità e temperature alle stelle.
Il Global Forest Watch ha calcolato come solo nel 2019 si siano verificati in tutto il mondo oltre 4,5 milioni di incendi comprendendo ovviamente quelli in Congo e Indonesia.

DALLE LOCUSTE AFRICANE AI CORALLI AUSTRALIANI

Le locuste, non sono solo una piaga biblica. L’invasione delle locuste ha colpito profondamente il continente africano, più specificamente il Corno d’Africa. Il motivo è ancora una volta la variazione climatica. La sovrabbondanza di questi insetti ha causato la devastazione di raccolti che forniscono cibo per oltre 20 milioni di persone in 15 paesi africani.

Ma il 2020 è stato anche l’anno dello sbiancamento dei coralli della Grande Barriera Corallina australiana dovuta all’aumento della temperatura degli oceani a causa (indovinate!) del surriscaldamento globale.

OGGI

Alzaia Naviglio Grande durante il Lockdown

Oggi, invece, la pandemia. Non c’è bisogno di raccontare nulla. Tutti sappiamo.

Bene, detto questo che cosa pensiamo di fare per il nostro mondo?
Le iniziative sono tante e mai troppe.

In un periodo così triste, oggi, nel cuore di Roma, nel Museo Orto Botanico dell’Università della Sapienza diretto dal Professore Fabio Attorre, ha avuto luogo l’inaugurazione della Living Chapel, un progetto dal messaggio molto speciale.

Che cos’è?

The Living Chapel al Museo Orto Botanico di Roma presentata il 5 giugno 2020 in occasione del World Environment Day

La Living Chapel è un’installazione che unisce i concetti di Natura, Architettura e Musica che, ideata dal compositore australiano-canadese Julian Darius Revie, si ispira all’Enciclica Laudato Si’ di Papa Francesco, alla figura di San Francesco d’Assisi e all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.

«Tutto è nato dall’idea di una composizione musicale ispirata alle parole del Papa nell’Enciclica Laudato Si’, quando invita l’umanità a ritrovare una serena armonia con il mondo naturale. La parola “armonia”infatti per me, in quanto compositore, ha uno specifico significato tecnico che mi ha spinto verso una nuova interpretazione del suo senso», ha dichiarato Julian Revie.

La Living Chapel è un abbraccio naturale in cui tutto ha trovato il suo posto, parliamo di pareti formate da miglia di piante, circondate da giovani alberi rari e non… Un locus amoenus completato dalla musica, generata dal moto incessante di gocce d’acqua che colpisce barili di petrolio rigenerati in strumenti musicali.

L’ Architetto Paesaggista Consuelo Fabriani, Project Manager dell’installazione, sostenuta da un team tutto italiano formato da ingegneri, architetti e giardinieri non si è arresa e ha dato vita alla Living Chapel, struttura che sembrava destinata a ritardare la sua nascita a causa del Covid-19.

«Quando a marzo i componenti della Living Chapel sono arrivati a Roma, tutti i programmi erano ormai saltati. I progettisti e gli studenti della Pennsylvania State University, che avevano contribuito alla costruzione della struttura e avrebbero dovuto assemblarla qui a Roma, erano bloccati negli Stati Uniti mentre all’Orto Botanico avevamo due container scaricati sul prato. Grazie al supporto di Fabio Attorre, direttore dell’Orto Botanico e di Julian Revie, che mi ha sostenuta con grande fiducia, ho potuto fare l’unica cosa che desiderassi in quelle circostanze: dare un segno di vita e costruire comunque la Living Chapel».

La parola “Resilienza” si è così impressa armonicamente tra le pareti viventi della Living Chapel.

LA MISSIONE

The Living Chapel

In collaborazione con il Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, Mountain Partnership, FAO e tanti altri partner la Living Chapel sta diventando un movimento globale per la piantagione di nuovi Giardini Laudato Si’ nel mondo.

«La Living Chapel è un piccolo gioiello di architettura, di dimensioni ridotte ma con molteplici aspetti da curare e realizzare in sinergia tra loro con un approccio olistico e multidisciplinare. E’ stata una bella sfida veder tradotta in pratica la visione di Ecologia Integrale dell’Enciclica Laudato Sì’ di Papa Francesco. Spero che i visitatori possano davvero fare una esperienza di conversione ecologica».

Queste sono state le parole di Enrico Grillo, l’ingegnere che con l’Architetto Joseph Alan Valia si sono occupati dei lavori di assemblaggio e delle verifiche tecniche del progetto.

Questo simbolo di “Risveglio Ecologico” è lì, pronto per essere visitato e potrebbe essere interpretato come uno spunto o una risposta alla domanda: «Noi che cosa possiamo fare per la nostra Casa Comune?»

Vittoria Frontini

Ho delle voci in testa, così scrivo. Mezza romana e mezza milanese. Sono cresciuta tra set, teatri, musica e tanti libri: le mie continue fonti di energia. Dopo la laurea in Lettere Moderne ho cominciato a scrivere per MasterX. Ballo, viaggio e guardo i film di Walt Disney.

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