
L’Unione Europea prova a rispondere alle mosse diplomatiche di Stati Uniti e Russia in Ucraina, ma senza risultati definitivi. Il 17 febbraio, undici leader europei si sono riuniti a Parigi per il vertice informale convocato dal presidente francese Emmanuel Macron. Sul tavolo, l’aumento delle spese militari (già invocato da Donald Trump) e l’invio di una forza di peacekeeping per tutelare il possibile accordo di tregua tra Kiev e Mosca.
Il vertice
Per capire le difficoltà dell’Unione Europea basta guardare la foto. Undici leader seduti a un tavolo: Von der Leyen (presidente della Commissione UE), Meloni, Schoof (premier olandese), Frederiksen (premier danese), Scholz (cancelliere tedesco), Macron (presidente francese), Sánchez (premier spagnolo), Starmer (premier britannico), Tusk (premier polacco) e Rutte (segretario generale NATO).
Una situazione lontana anni luce dalla velocità, forza e spregiudicatezza decisionale dimostrata da Putin e Trump. Il Vecchio Continente deve fare i conti con visioni politiche frammentate e singoli interessi nazionali. L’unico successo certo della giornata è stato che i leader si sono riusciti effettivamente a riunire. Ma il vertice non ha appianato le distanze tra le cancellerie tra spinte e freni.
Sono stati due i temi discussi: l’invio di truppe europee in Ucraina per garantire l’eventuale tregua e l’aumento delle spese militari dei singoli Stati membri. Punto spinoso, su cui pesa la scure dell’austerità europea. Posizione che, però, è stata ribaltata proprio dalla Germania, uno dei falchi storici di Bruxelles. Scholz, infatti, ha proposto di escludere un’eccedenza di spesa militare oltre il 2% rispetto al Pil dai parametri di Maastricht. Ribadendo la proposta del commissario all’Economia Dombrovskis al termine dell’eurogruppo a Bruxelles.
Per quanto riguarda l’invio di una forza di peacekeeping, lo scontro è stato più aspro. Zelensky ha chiesto un contingente di oltre 200 mila uomini. Una richiesta giudicata irrealistica dallo stesso Macron, tra i più attivi nella proposta. Secondo il Washington Post, Gran Bretagna e Francia sarebbero disposti a collaborare per un totale di circa 30mila uomini, dei quali 10 mila francesi e il resto britannici ed europei. In cambio, Washington garantirebbe la copertura aerea e l’intelligence.
Idea che ha fatto storcere il naso a molti Paesi. In primo luogo, Spagna, Polonia, Italia e Germania. Per Giorgia Meloni la soluzione sarebbe «inefficace», mentre per Scholz è «inappropriato e prematuro come progetto».