La Russia avrebbe compiuto enormi avanzamenti tecnologici verso una nuova arma nucleare da dispiegare nello spazio. A rivelarlo Mike Turner, capo della House Intelligence Committee. Il deputato repubblicano nella giornata di mercoledì 14 febbraio avrebbe chiesto al presidente Joe Biden di declassificare alcuni documenti che conterrebbero informazioni riguardo a una «grave minaccia per la sicurezza nazionale».
Cosa traspare sull’arma
A onor del vero, Turner non ha fatto diretto riferimento a una tale arma. Sia ABC News che il New York Times però l’hanno indicata come il prossimo passo nella escalation mondiale. Un passo ancora lontano nel tempo, le forze di intelligence statunitensi sembrano aver rassicurato gli alleati a riguardo.
Il nuovo sistema sarebbe ancora in piena fase di sviluppo. E avrebbe come obiettivo quello di colpire la estesa e complessa rete di satelliti americani, cosa che potrebbe mettere in ginocchio le comunicazioni civili e non solo. Un’evoluzione che ha messo in allerta molti esponenti del Partito Repubblicano. Soprattutto dopo la notizia del 9 febbraio del lancio di un razzo Soyuz russo con un carico top secret del Ministero della Difesa di Mosca. Avvenimento che finora non è dimostrabile se connesso o meno allo sviluppo del nucleare spaziale.
Le prime reazioni
La prospettiva di una ‘guerra dei satelliti’ è per molti esperti plausibile. Come per Hans Kristensen, direttore del progetto di informazione nucleare alla Federation of American Scientists. «La Russia ha condotto diversi esperimenti con veicoli spaziali di manovra che potrebbero essere progettati per sabotarne altri». Certo, l’utilizzo effettivo di sistemi del genere costituirebbe una violazione dell’Outer Space Treaty. Di cui Mosca fu uno dei firmatari nel 1967. Lì si stabilisce chiaramente un divieto di «messa in orbita attorno alla Terra di armi di distruzione di massa». Ma non sorprenderebbe di certo se dal Cremlino arrivasse ufficialmente l’ordine di disattendere all’accordo. Forse proprio per mettere ulteriore pressione su Washington – che già ribolle internamente – con la violazione di un trattato di non proliferazione.
«Il problema non sarebbe tanto un aumento della minaccia nucleare», ha spiegato Kristensen. «Ma i pericoli che correrebbero le risorse di comando e controllo nucleare di altri paesi, che sono basate nello spazio. Sarebbe altamente destabilizzante». Al contempo arrivano anche rassicurazioni riguardo alla fattibilità del progetto. «Sono molto scettico a riguardo», ha confessato il direttore del Russian Nuclear Forces Project Pavel Podvig. «Purtroppo al giorno d’oggi è impossibile escludere del tutto che qualcosa accada. Ma non credo che sia plausibile».
Le problematiche sollevate
Per quanto esista la possibilità di un tale avanzamento, ad alcuni esperti militari l’idea di un’arma nucleare spaziale fa storcere il naso. Come ha fatto notare Daryl Kimball, capo della Arms Control Association, è un sistema che avrebbe ben poco senso. «Gli oggetti nello spazio sono così delicati che puoi creare danni con molto meno di una detonazione nucleare».
Il motivo è semplice. Oltre l’atmosfera terreste il movimento avviene a velocità mostruose – in media 10 km/s – per il moto orbitale. Nel 2014 la stazione spaziale ISS subì un danneggiamento a un pannello radiante a causa di un MMOD (MicroMeteoroid and Orbital Debris). E la paura sta proprio qui. «La fine dell’Outer Space Treaty potrebbe aprire le porte ad altri paesi per mettere armi nucleari nello spazio», ha affermato Steven Andreasen, un esperto nucleare presso la Humphrey School of Public Affairs di Minneapolis. «Una volta che si mettono armi in orbita, le si possono usare per molto di più che eliminare i satelliti».