UCRAINA, SULLE TERRE RARE PRONTO L’ACCORDO CON GLI USA

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Visti i recenti movimenti della diplomazia internazionale (non ultime le risoluzioni dell’Onu di lunedì), il sostegno dell’Occidente all’Ucraina dipende dall’accordo sulle terre rare, voluto da Trump quasi come una ricompensa per il supporto statunitense a Kiev. Una condizione di fronte alla quale l’Ucraina non si può tirare indietro.

Così il presidente Zelensky è atteso per venerdì – o al più tardi per settimana prossima – a Washington, dove firmerà un documento che vincolerà la sicurezza dell’Ucraina alla fornitura di terre rare. Un legame evidente già dal titolo dell’intesa che, come annunciato dal primo ministro ucraino Denys Shmyhal, sarà “Accordo sulla definizione delle regole e delle condizioni del Fondo di investimento per la ricostruzione dell’Ucraina”.

Il valore economico e politico del documento
Denys Shmyhal, primo ministro ucraino
Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal

Al momento il testo sta ancora passando il vaglio finale, ma il premier ha dichiarato che l’accordo «è direttamente collegato alle garanzie di sicurezza dell’Ucraina e né il presidente Volodymyr Zelensky né il consiglio dei ministri lo prenderanno in considerazione senza questo». Ed è interessante che, oltre all’indubbio valore economico della trattativa, l’accordo rappresenti per parte americana l’impegno per una responsabilità verso l’Ucraina che sembrava in serio pericolo dopo la risoluzione votata lunedì al Palazzo di Vetro.

Quanto alle cifre, sembra superata la proposta iniziale di Trump, che pretendeva terre rare per un valore complessivo di 500 miliardi di dollari. Secondo un alto funzionario ucraino raggiunto dall’Afp, gli Stati Uniti avrebbero in mente un programma per sviluppare congiuntamente la ricchezza mineraria con l’Ucraina. Ciò significherebbe attirare sul Paese europeo interessi economici da oltreoceano, che siano un’ulteriore motivazione per gli americani.

Cosa sono le terre rare?

Con l’espressione “terre rare” si fa riferimento a 17 elementi della tavola periodica, 15 dei quali presenti nella penultima riga (che in realtà avrebbe una collocazione centrale). Non deve stupire che le terre rare valgano così tanto in ottica globale. Questi elementi sono infatti indispensabili nell’industria tecnologica e in quella della difesa, quindi particolarmente preziosi per i mercati più in crescita in tutto il mondo.

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In rosso gli elementi della tavola periodica indicati come “terre rare” e contesi dalle grandi potenze mondiali (fonte: SkyTg24)

In Ucraina si stima che ci siano 2,6 miliardi di tonnellate di terre rare, prevalentemente concentrate nella regione del Donbass (una di quelle più ambite dai russi). Ma il sottosuolo ucraino è ricco anche di altre risorse strategiche. Tra queste il litio e la grafite, della quale si stima possieda il 20% delle risorse mondiali.

La geopolitica delle terre rare

D’altra parte l’Ucraina non è nemmeno la regione più ricca di terre rare. Al suo valore contribuiscono la localizzazione delle altre risorse di questo tipo e i Paesi che ci investono maggiormente. Sul mercato di questi elementi, la palma di maggior produttore al mondo va alla Cina. Seguono, con moli molto minori, Stati Uniti, Thailandia, Australia, India e Madagascar. Ma la scarsità delle terre rare rende un bersaglio ogni Paese che le possa estrarre. Ne sanno qualcosa, oltre all’Ucraina, il Canada (già additato da Trump come il 51esimo Stato d’America), alcuni Paesi africani (tradizionalmente in lotta per il controllo delle risorse) e la Groenlandia, potenziale nuovo pozzo da scavare, resa accessibile dagli effetti del cambiamento climatico.

In futuro, disporre di terre rare significherà sempre di più potersi imporre sui mercati che contano, come tecnologia e innovazione. Né gli Stati Uniti né la Russia hanno intenzione di restare a guardare la Cina, ma il loro interesse a competere ha un prezzo. Da tre anni l’Ucraina lo sta pagando, forse meno con la propria terra e più con quello che c’è sotto.

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La mappa mostra in proporzione la quota produttiva di materie prime critiche, tra cui rientrano anche le terre rare (fonte: Repubblica)
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