La nuova strategia del Cremlino in Ucraina passa per l’aria. Il tum-tum delle bombe sta aumentando sempre di più, in un tentativo disperato di spostare gli equilibri della guerra e mettere il nemico alle corde. E per ora la situazione non sembra sorridere a Volodymyr Zelensky. Mentre la difesa di Kiev fatica a reggere l’onda d’urto.
L’altro volto del conflitto
La nuova protagonista del conflitto russo-ucraino è proprio l’aviazione. «Il nemico ha aumentato in modo significativo l’attività degli aerei, utilizzando bombe aeree guidate che distruggono le nostre posizioni», è l’ammissione del comandante in capo ucraino Oleksandr Syrsky. Secondo quanto rivela il Financial Times nel suo Military Briefing, la VVS RF (l’aeronautica russa) starebbe intensificando l’uso di armi dell’era sovietica modificate e rimodernate in modo da essere impiegabili con successo ancora oggi.
Con una particolarità. Questo nuovo tipo di ordigno non è la prima volta che compare sul fronte ucraino. Utilizzato fin dalle prime fasi del conflitto, sta semplicemente emergendo sempre più spesso sui radar ucraini. Molte volte quando ormai è troppo tardi per intercettarlo. «Stanno spazzando via le nostre posizioni», le parole del ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. Ma anche gli edifici civili.
Crateri di 20 metri e poco costosi, ecco i nuovi ordigni del Cremlino
Si tratta delle cosiddette ‘bombe plananti’, e la loro produzione è semplicissima. Consiste nell’utilizzo di vecchi ordigni – fino a quelli degli anni Settanta – su cui vengono montate a buon mercato delle ali plananti e un sistema di navigazione satellitare. Con poche migliaia di dollari si può passare da una ‘bomba stupida’, quella a caduta libera, a un prodotto militare più sofisticato. Che trasporta dai 500 ai 1500 chili di esplosivo – ma ne sarebbero in produzione anche da 3.000 – creando crateri larghi fino a 20 metri. «Per loro è molto più economico che usare centinaia di migliaia di proiettili d’artiglieria», ha dichiarato un giovane soldato ucraino al FT.
Le bombe plananti portano con sé due enormi vantaggi. Non avendo propulsione interna sono molto più difficili da individuare, pur essendo meno precisi e facilmente abbattibili una volta registrata la loro posizione. E possono viaggiare per un chilometraggio molto maggiore (circa 90 km) senza mettere a repentaglio il bombardiere che le trasporta. Sganciate lontane dalla linea del fronte, raggiungono il territorio ucraino più in profondità. Fuori portata dalla maggior parte dei sistemi di difesa. La presa della città di Avdiivka a metà febbraio nasce proprio dall’utilizzo tattico di questo ordigno.
Una dura verità
La situazione, però, sembra una delle più classiche lose-lose. In che senso? Con l’utilizzo sempre più massiccio da parte del Cremlino di bombe plananti, per Kiev è diventato complesso sorreggere la pressione dell’invasore. Lo stesso Deep State, un gruppo di analisti militari vicino al Ministero della Difesa ucraino, ha ammesso che contro armi del genere Zelensky «non dispone di praticamente nessuna contromisura». Anche perché se è così difficile individuare l’ordigno una volta sganciato, l’unica soluzione è abbatterlo prima: colpendo il bombardiere che lo trasporta. Ma per farlo servirebbero molti più sistemi di contraerea rispetto a quelli a oggi in uso sul fronte.
Per Mosca, invece, quella che finora era stata una «Prima Guerra Mondiale con l’aggiunta di droni» (definizione di un ufficiale ucraino) cambia protagonista. Secondo i funzionari della difesa ucraina, solo quest’anno i russi hanno usato circa 3.500 bombe plananti, un numero sedici volte maggiore rispetto all’intero anno passato. Solo nella terza settimana di marzo, la Russia ne avrebbe lanciate oltre 700. Quantità più che qualità. Certo, l’utilizzo di testate di mezzo secolo fa e poco sviluppate tecnologicamente in sostituzione di armi ben più sofisticate fa trapelare la situazione in cui versano le forze armate russe. In poche parole, stanno raschiando il fondo del barile. O meglio, dei depositi.
In ogni caso, gli esperti ritengono che i futuri successi di Kiev dipendano dalla sua capacità di difendersi dalle bombe russe. «Kiev si trova di fronte alla minaccia che una guerra aerea favorisca sempre più la Russia in assenza di un adeguato sostegno da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati», si legge in un rapporto dell’international Institute for Strategic Studies. Insomma, servono aiuti. E in fretta.