Anonymous non dà tregua. Il fronte parallelo della cyberwar registra un altro importante attacco alla Russia. Il gruppo di hacker ha reso pubblici i dati personali di 120mila soldati russi che stanno combattendo in Ucraina. Nomi, numero di identificazione e luogo di assegnazione. Sono tutti contenuti in un elenco di oltre 6.600 pagine pubblicato sul giornale online Pravda ucraina. Nel tweet con cui hanno annunciato l’azione, la presa di posizione è evidente: «Tutti i soldati che partecipano all’invasione dell’Ucraina dovrebbero rispondere dei loro crimini di guerra davanti a un tribunale».
Statement: Personal data of 120,000 Russian soldiers fighting in Ukraine was leaked –
https://ddosecrets[.]com/wiki/Russian_soldier_leak
All soldiers participating in the invasion of Ukraine should be subjected to a war crime tribunal.— Anonymous (@YourAnonNews) April 3, 2022
cronistoria degli attacchi
L’elenco di dati pubblicato domenica 3 aprile è soltanto l’ultimo di una serie di attacchi messi a punto da Anonymous dall’inizio della guerra. Nelle scorse settimane, il gruppo di hacker ha preso di mira la Banca centrale russa, pubblicando online oltre 20 giga di dati. Sul fronte delle multinazionali, l’azienda più colpita è stata Nestlé, accusata di non aver interrotto le proprie attività in Russia, a differenza di altri marchi. I primi attacchi, lanciati già il 27 febbraio, una settimana dopo lo scoppio del conflitto, erano diretti contro i media statali e le principali istituzioni russe. Tra queste, anche i colossi energetici Gazprom, Lukoil e Rosneft e quello dell’agenzia stampa Tass.
la cyberwar
A discapito di quel che si immagina gli attacchi hacker non possono essere un meteorite devastante che risolve il conflitto e mette in scacco le difese della Russia. O perlomeno non nel breve periodo. A proposito di questo Carola Frediani, fondatrice della newsletter, e ora sito, Guerre di Rete, ha commentato a micromega.net: «Quello di cyberguerra (cyberwar) è un concetto molto ambiguo, che spesso viene abusato. Se ne parla insomma a sproposito il più delle volte – spiega Frediani -. Non siamo a un livello in cui un attacco informatico o una serie di attacchi informatici possono fare da ago della bilancia in un conflitto bellico. Sicuramente, però, possono essere un supporto».
Questo perché la cyberwar è molto più complessa, nascosta e ha bisogno di tempo per essere efficace. Inoltre, gli attacchi hacker vengono definiti tali quando sono anonimi, mentre quello a cui stiamo assistendo è una rivendicazione propagandistica delle azioni di singoli. Ciò che viene reso pubblico è solo una piccolissima parte di ciò che accade nell’ambiente cyber dove dall’inizio del conflitto non agiscono solo sostenitori di Ucraina o Russia, ma anche speculatori individuali che rubano dati di alcuni Paesi per rivenderli segretamente ad altri, approfittando della confusione attuale.