
Il presidente americano Donald Trump ha rimpatriato in Salvador 238 persone accusate di essere membri di Tren de Aragua, una gang venezuelana che gli Stati Uniti considerano un’organizzazione terroristica. Per farlo ha utilizzato una legge del 1798, anche se l’operazione è stata subito seguita dallo stop di un giudice federale.
L’ALIEN ENEMIES ACT
Donald Trump ha fatto dell’immigrazione illegale il tema principale della sua campagna elettorale ed è su questo che si fonda anche il suo ultimo escamotage. Il suo bersaglio sono 238 persone che, secondo il governo statunitense, appartengono alla gang venezuelana Tren de Aragua, inserita recentemente nella lista delle “organizzazioni terroristiche straniere”. Per rimpatriarle, Trump ha riesumato una legge del 1798, norma che conferisce al presidente degli Stati Uniti poteri straordinari in materia di arresti e misure detentive per soggetti ritenuti pericolosi, evitando così di passare per le normali procedure giudiziarie.

La norma, dal nome emblematico Alien Enemies Act (Legge sui nemici alieni), è stata utilizzata solo tre volte nel corso della storia. La prima nella guerra del 1812, poi nella Prima guerra mondiale e infine nella Seconda guerra mondiale. Infatti, perché la sua applicazione sia valida, gli Stati Uniti devono essere in guerra o vittime di un’invasione. Trump ha giustificato l’utilizzo recente dicendo che si tratta di «un’organizzazione terroristica che conduce una guerra irregolare e azioni ostili nei confronti degli Stato Uniti».
IL NO DEL GIUDICE
Il proclama, firmato il 14 marzo, ma pubblicato il giorno successivo, è stato subito bloccato dal giudice federale James Boasberg, che ha accettato il ricorso di cinque venezuelani deportati che giurano di non far parte della gang. Il giudice ha ordinato lo stop dell’applicazione del provvedimento per due settimane, tempo necessario per valutarne la legittimità. Nella serata di sabato 15 ha poi emesso un secondo ordine, più ampio, che bloccava il rimpatrio di tutti i migranti in stato d’arresto, oltre ad ordinare il rientro di tutti gli aerei già partiti verso l’America centrale per deportare i 238 venezuelani.
IL VIDEO CHOC

Nonostante l’ordine del giudice, l’operazione è proseguita grazie all’accordo tra Trump e il presidente del Salvador, Nayib Bukele. Quest’ultimo ha scritto su X «Oggi i primi 238 membri dell’organizzazione criminale venezuelana Tren de Aragua sono arrivati nel nostro Paese» e ha risposto allo stop ordinato dal giudice Boasberg dicendo «Ops…too late». Il tutto allegato ad un video definito choc dagli utenti online.
La clip mostra gli uomini con mani e caviglie incatenati che vengono spinti fuori dall’aereo e fatti salire su autobus da agenti in tenuta antisommossa. Poi l’ingresso nel carcere di massima sicurezza a Tecoluca, considerato simbolo della lotta del presidente Bukele contro la criminalità. Qui gli arrestati sono stati fatti inginocchiare per essere rasati a zero. Sono stati poi costretti ad indossare una divisa bianca e condotti nelle celle piegati a metà.
Trump ha ripostato il video sul suo social Truth, con il commento: «Questi sono i mostri mandati nel nostro Paese dal corrotto Joe Biden e dai democratici di sinistra radicale. Come osano! Grazie (…) al presidente Bukele per la comprensione di questa situazione orribile, che è potuta accadere negli Stati Uniti a causa dell’incompetente leadership democratica. Non dimenticheremo!».
Il presidente Bukele è una figura controversa che preoccupa i difensori dei diritti umani. In passato lui stesso si è definito «il dittatore più cool del mondo». Nelle scorse settimane aveva offerto al segretario di Stato americano Marco Rubio la disponibilità a ricevere criminali stranieri espulsi dagli Usa.