
Mercoledì 26 marzo, durante una conferenza stampa nello Studio Ovale, Donald Trump ha annunciato di voler imporre dazi del 25 per cento sulle auto prodotte all’estero. L’obiettivo è riportare negli Stati Uniti la produzione di uno dei beni simbolo dell’immaginario industriale a stelle e strisce.
Il mercato dell’auto americano
Secondo il Dipartimento americano del commercio internazionale, il 78,5 per cento delle auto importate proviene dal Messico, il 39,7 per cento dal Giappone, il 36,6 per cento dalla Corea del Sud, il 31,2 per cento dal Canada e il 24,8 per cento dalla Germania. E poi il 60 per cento della componentistica è d’importazione.

I dazi entreranno in vigore il 2 aprile e, nei piani di Trump, la mossa potrebbe stimolare la crescita economica. Tuttavia, molti esperti si sono detti scettici. Il rischio, però, è quello di un rialzo immediato dei prezzi per i consumatori americani: le automobili potrebbero venire a costare diverse migliaia di dollari in più. L’annuncio del presidente americano ha inoltre creato un piccolo terremoto in Borsa. A pagare sono state i titoli delle grandi case automobilistiche: Volkswagen ha registrato un calo del 2,03 per cento, Renault dell’1,84 per cento, Tesla del 5,6 per cento e General Motors del 3,1 per cento.
La reazione dell’Europa
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha descritto la mossa come «dannosa per le imprese, ancora peggio per i consumatori». La Banca Centrale europea ha stimato la crescita europea si contrarrebbe di tre decimi.
I deeply regret the U.S. decision to impose tariffs on EU automotive exports.
Tariffs are taxes – bad for businesses, worse for consumers, in the US and the EU.
The EU will continue to seek negotiated solutions, while safeguarding its economic interests ↓
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 26, 2025
Già dopo l’entrata in vigore dei dazi su acciaio e alluminio, il 12 marzo, la Commissione europea è corsa ai ripari, pianificando un pacchetto di contro-dazi su prodotti americani per un totale di 26 miliardi di dollari. Ha poi deciso di introdurre questa misura a partire dal 12 aprile per scongiurare un botta e risposta di penalizzazioni commerciali con Washington, che avrebbe effetti gravi sulle economie dei singoli Stati.