Le foto di Re Felipe VI bruciate, a pochi giorni dalle elezioni spagnole e in contemporanea al dibattito televisivo tra i capi di partito.
Sono migliaia gli indipendentisti catalani che si sono riuniti nel pomeriggio del 4 novembre sulla Avinguda Diagonal di Barcellona, fuori dal palazzo dei congressi, per protestare contro la visita del sovrano. Il monarca stava infatti accompagnando l’erede al trono, la principessa delle Asturie Leonor, al suo primo importante discorso al pubblico.
I secessionisti sono in aperta polemica con Re Felipe dal 3 ottobre 2017, quando il sovrano aveva accusato i leader catalani di «violare i principi democratici dello stato di diritto», definendo il referendum d’indipendenza un «atto incostituzionale».
Più di 1.300 agenti della polizia e della Esquadra de Mossos (le forze dell’ordine regionali) hanno presidiato il sit-in, ma oltre ai ritratti dati alle fiamme, non ci sono stati disordini o scontri violenti.
I manifestanti hanno poi circondato l’albergo del Re, che porta il nome di suo padre, l’hotel Juan Carlos I, e a suon di pentole, coperchi e altri oggetti da cucina hanno cercato di disturbare il sonno della famiglia reale.
Dimostrazioni che hanno anche oscurato il primo e unico confronto televisivo tra i candidati alla Presidenza del governo spagnolo. Il Premier in carica Pedro Sànchez si è difeso bene dagli attacchi degli altri quattro sfidanti: Pablo Casado, Santiago Abascal, Pablo Iglesias e Albert Rivera. Sànchez ha confermato il suo vantaggio nei sondaggi, che lo vedono intorno al 27% delle preferenze secondo i dati del quotidiano El Paìs. Segue il Partito popolare, con il 21%. Un dato che non accontenta i socialisti e che soprattutto non garantisce la maggioranza assoluta. Sànchez sarebbe così costretto a tentare di formare una nuova alleanza, con il sostegno della sinistra radicale e di qualche partito regionalista, vista la chiusura netta da parte della destra.
Le proteste non accennano però a fermarsi: gli indipendentisti hanno infatti annunciato una mobilitazione generale per sabato 9 novembre, alla vigilia del voto, nel giorno del silenzio elettorale.