Siria disarmata: Israele bombarda i mezzi militari di Damasco

In quarantotto ore oltre quattrocentottanta attacchi. Israele ha distrutto il grosso delle capacità militari della Siria per evitare che i gruppi armati che hanno sostituito l’ex presidente Bashar al Assad, caduto domenica 8 dicembre, potessero impossessarsene. Tra il 9 e il 10 dicembre sono stati fatti saltare in aria centinaia di obiettivi militari, tra cui depositi di armi, fabbriche di produzione di armi, radar, magazzini, depositi di missili.

Nel frattempo, a Damasco si è insediato un governo ad interim guidato da Muhammad al Bashir che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha riconosciuto «il comportamento sbagliato di alcuni gruppi islamisti», che «manipolano l’islam per i propri fini». E ha poi aggiunto: «Proprio perché siamo islamici garantiremo i diritti di tutti i popoli e di tutte le confessioni in Siria».

Una questione di sicurezza

«Non abbiamo intenzione di interferire con gli affari interni della Siria, ma vogliamo fare tutto il possibile per garantire la nostra sicurezza», ha detto martedì sera il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. «Ho approvato il bombardamento delle capacità militari strategiche rimaste all’esercito siriano per evitare che finiscano nelle mani dei jihadisti».

E così l’esercito di Tel Aviv ha agito nei due giorni successivi alla caduta del regime di Bashar al Assad. Uno dei raid più intensi ha interessato la città portuale di Latakia: nell’attacco sono state distrutte circa quindici navi, la quasi totalità della marina siriana. Ma gravi danni sono stati registrati anche in diversi hangar contenenti elicotteri da guerra e caccia, e nel centro di ricerca scientifica di Barzah, dove venivano sviluppate armi chimiche.

Truppe israeliane hanno occupato la parte siriana delle alture del Golan

Già domenica truppe israeliane avevano occupato la zona cuscinetto con la Siria, sulle alture del Golan. Anche in quell’occasione Netanyahu aveva giustificato la mossa come un’azione «temporanea difensiva», che sarà mantenuta «finché non sarà trovato un accordo adeguato».

 

 

Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

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