Proteste a Machu Picchu contro il governo, turismo paralizzato

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Sono ormai centinaia i turisti che sono rimasti bloccati nelle vicinanze di Machu Picchu, il sito culturale più visitato del Perù. La popolazione locale avrebbe infatti impedito a diversi gruppi di raggiungere il parco archeologico. Una serie di proteste, a tratti veementi, contro le nuove politiche di gestione biglietti adottate dal governo di Lima.

Cosa sta succedendo?

Bloccate tutte le linee ferroviarie e le arterie stradali usate per il trasferimento dei visitatori. Chiusi anche i negozi e i ristoranti a Aguas Calientes. Vale a dire la piccola cittadina che funge da porta di ingresso per Machu Picchu, dove nel 2023 si sono recate oltre 2 milioni di persone. Per i residenti della regione di Cuzco, l’ennesimo disperato tentativo di far sentire la loro voce. Già nella giornata di giovedì 25 gennaio le strade del territorio si erano riempite per chiedere al premier Alberto Otárola Peñaranda un dietrofront riguardo alle decisioni prese dal suo esecutivo.

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Un’immagine di alcune proteste davanti all’ingresso del sito archeologico di Machu Picchu

Il governo di Lima, per la prima volta nella sua storia, ha infatti aperto la vendita dei biglietti per il sito culturale anche a un’azienda non governativa. Una sorta di privatizzazione ad hoc che ha sottratto il monopolio all’Ufficio della Cultura di Cuzco, che opera sotto il controllo del governo regionale. Il parco è rimasto comunque aperto, anche se ovviamente tutte le vie di accesso erano state forzatamente sospese per le azioni di protesta. Nella sola giornata di sabato, la polizia peruviana ha dovuto evacuare 700 visitatori dopo che alcuni di questi avevano chiesto aiuto via social. Alcuni media locali parlano addirittura di quasi duemila turisti bloccati in tutto il weekend.

Chi c’è dietro le proteste e perché?

Operatori turistici, guide e residenti locali. Tutti sul piede di guerra contro Peñaranda e il contratto governativo che ha affidato Machu Picchu a Joinnus, una piattaforma privata di eventi. L’accusa da parte dei manifestanti è molteplice. In primo luogo, sostengono che il ministro della Cultura Leslie Urteaga avrebbe raggiunto l’accordo con l’azienda in questione tramite un procedimento corrotto. Scelta, invece, che il governo dichiara fondamentale per una maggiore trasparenza nel mercato. Secondo Lima molte organizzazioni criminali (mafias) avrebbero stretti legami con l’amministrazione locale. Questo permetterebbe loro di usare anche il canale del mercato nero per vendere biglietti, sottraendo parte degli introiti al Paese.

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Alcuni turisti rimasti bloccati sulla ferrovia che porta fino a Machu Picchu

In secondo luogo, come sottolineato dal sindaco di Aguas Calientes Elvis La Torre, affermano che il governo non avrebbe consultato le autorità locali riguardo al nuovo online ticketing. Proteste che non stonano con la storica diffidenza di Cuzco nei confronti della presidente peruviana Dina Boluarte. Entrata in carica alla fine del 2022, dopo che il predecessore Pedro Castillo è stato arrestato per aver tentato di sciogliere il Congresso peruviano. Le manifestazioni che hanno seguito, diffuse a livello nazionale, sono state sedate con vere e proprie repressioni che hanno causato la morte di 49 civili, principalmente nelle regioni indigene come Cuzco.

E lo stallo continua

Dopo un weekend di duri scontri, nella giornata di martedì 30 gennaio sembrano essere arrivate le prime aperture a un dialogo. Urteaga ha annunciato che il nuovo sistema di bigliettazione rientrerà sotto la supervisione di Lima, venendo integrato dentro la piattaforma governativa. E ha annunciato che l’amministrazione regionale di Cuzco avrà una parte operativa in questo. Non è ancora chiaro in che modo.

I manifestanti hanno accettato di sospendere le proteste per 24 ore per poter permettere discussioni più fluide tra le varie amministrazioni. I servizi di treni e i bus, però, sono ancora sospesi. Tanto che l’ambasciata americana in Perù ha consigliato a tutti i turisti che volessero raggiungere il sito di portare con sé viveri e medicine a sufficienza per affrontare una possibile situazione di emergenza.

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