Caos in Perù. Nelle ultime 24 ore nel Paese sudamericano è successo di tutto. Dopo che il Parlamento ha confermato la fiducia al nuovo governo, il procuratore generale Daniel Soria Lujan ha annunciato l’apertura di un’indagine per genocidio e omicidio nei confronti del presidente Dina Boluarte, del primo ministro Alberto Otárola, del ministro degli Interni Victor Rojas e del ministro della Difesa Jorge Chavez. Intanto, le proteste iniziate lo scorso 7 dicembre per il tentato golpe dell’ex presidente Pedro Castillo non si placano. Solo ieri sono morte 18 persone.
Il racconto della vicenda
L’inchiesta è cominciata dopo le accuse di omicidio, genocidio e lesioni gravi legate alle manifestazioni dei cittadini. Le proteste sono – appunto – scoppiate a seguito del tentativo di Castillo di chiudere il Parlamento e di far approvare una nuova Costituzione. L’ex Presidente era stato arrestato e condannato a 18 mesi di carcere. Al suo posto è subentrata la sua vice, ovvero Boluarte. Nonostante ciò, i sostenitori di Castillo non hanno riconosciuto il mandato della nuova capo di Stato.
Il neo premier Otárola ha comunque incassato la fiducia del Parlamento con 73 voti favorevoli, 43 contrari e 6 astenuti. Subito dopo, ha annunciato un coprifuoco notturno della durata di tre giorni a Puno.
Le proteste nel Paese
Puno si trova nel sud del Paese, vicino al confine con la Bolivia. Proprio in questa regione, nelle ultime ore, si sono verificati gli episodi più gravi. I filmati diffusi dalle televisioni locali mostrano scene di saccheggi e scontri con le forze dell’ordine. Il fatto più grave è avvenuto proprio in questa città. Un poliziotto, José Luis Sancco, è stato torturato ed è deceduto nella sua auto di pattuglia. «L’hanno bruciato vivo!», ha denunciato il comandante della polizia locale Raul Alfaro, che poi ha aggiunto: «È stata una vera e propria imboscata». Secondo alcune associazioni in difesa dei diritti umani, gli agenti, in queste settimane di proteste, avrebbero sparato contro i manifestanti. L’esercito, però, si è difeso affermando di aver reagito agli attacchi dei rivoltosi che avrebbero utilizzato armi ed esplosivi.
La posizione di Castillo
L’ex presidente Castillo si è schierato dalla parte dei contestatori. In un tweet ha elogiato «le persone morte nel tentativo di difendere il Paese dalla dittatura golpista» e ha promesso che «saranno ricordate per sempre nella storia del Perù». Tutto questo nonostante i disordini siano stati originati proprio dal suo fallito colpo di stato. Finora il bilancio delle vittime si aggira almeno intorno alle 47 persone tra civili e forze dell’ordine. Inoltre, si contano oltre un centinaio di feriti.