Domani, 15 febbraio, il Parlamento voterà il nuovo presidente sudafricano. Ad annunciarlo, Jackson Mthembu, alto responsabile dell’Anc (African National Congress), il partito di governo, di cui fa parte anche l’attuale premier Jacob Zuma. Il leader, dunque, sarà escluso con un voto di sfiducia, a meno che non si dimetta prima e permette l’elezione immediata di un nuovo capo di stato. E’ quanto deciso durante il vertice straordinario del Comitato Esecutivo Nazionale del partito, convocato dopo che Zuma aveva rifiutato di dimettersi.
Troppi gli scandali e le inchieste giudiziarie a lui legate. Circa 800 le accuse, tra cui corruzione, riciclaggio di denaro e traffici illeciti con l’aggiunta di una condanna per aver utilizzato denaro pubblico (circa 13 milioni di euro) per ristrutturare la residenza di campagna, nel KwaZulu-Natal, di sua proprietà. Zuma è «molto arrabbiato» per la revoca del suo mandato appena chiesta dal Comitato e «potrebbe non dimettersi volontariamente», annuncia un alto dirigente del suo partito.
A prendere il suo posto sarà l’attuale vicepresidente e leader dell’Anc, Cyril Ramaphosa. L’indiscrezione, ripresa dall’Huffington Post South Africa, è stata confermata ieri: «ovvio che il partito voglia questo avvicendamento» afferma il segretario generale dell’Anc, Ace Magashule. Ramaphosa, avvocato di fama, sindacalista ed attivista durante l’apartheid, si è battuto nella lotta alla corruzione dal 2009, anno in cui Zuma è diventato leader del Paese. Se il presidente in carica dovesse rifiutarsi di lasciare il potere, potrà essere destituito con una mozione di censura in Parlamento entro la fine del mese. A stabilirlo le regole interne del partito: «tutti i membri devono sottomettersi alla volontà del comitato esecutivo». (cs)