La sera del 9 dicembre anche l’Italia ha scelto di attenersi alle linee europee, interrompendo le richieste asilo dalla Siria. Le prime a bloccare le richieste sono state Austria e Germania, seguite nei giorni scorsi da altri partner. È intervenuta anche la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, sostenendo che il panorama siriano «offra nuove opportunità e preoccupazioni». Da qui la scelta di sospendere provvisoriamente le richieste dei rifugiati siriani. La caduta del dittatore siriano Assad, rimpiazzato un paio di giorni fa dalle milizie di Al-Jolani, alza nuovi orizzonti alle tratte migratorie. Evidentemente si prospettano grandi esodi e un numero imprevedibile di domande asilo.
La scelta UE
Non c’è niente di certo da parte dell’Unione e le linee adottate verranno definite con più chiarezza nei prossimi giorni. È un scelta che si sta prendendo sia fuori sia dentro l’Europa: Germania e Austria, seguite a cascata da Francia, Svezia, Danimarca, Norvegia, Belgio, Grecia e Regno Unito. Oltre al blocco delle richieste si prospetta la possibilità di revocare quelle già accettate per motivi di sicurezza. Il mondo sta guardando la Siria con speranza, con l’augurio che la situazione possa stabilizzarsi al più presto. Le dinamiche sono in costante evoluzione e le decisioni intorno alle richieste asilo si modificheranno a seconda della piega che prenderà il nuovo stato siriano.
Non è la prima volta, comunque, che la UE prende decisioni di questo tipo. Un anno fa, dopo il riaccendersi del conflitto tra Israele e la Striscia di Gaza, molti paesi europei fra i quali anche l’Italia hanno interrotto provvisoriamente i trattati di Schengen. Una decisione presa per motivi di sicurezza e per congelare momentaneamente le tratte migratorie. In questo caso le dinamiche sono state le medesime.
I rifugiati siriani
Si contano circa sei milioni di persone che dal 2011 a oggi hanno dovuto abbandonare la Siria. La maggior parte di queste vive in Turchia, in Libano o sono state accolte dalla Germania. Il conflitto in Siria, che perdura ormai da più di dieci anni, ha ridimensionato notevolmente i numeri della popolazione. Infatti, nel 2011, quando una parte della popolazione si è rivoltata contro il regime di al-Assad, la Siria contava circa 21 milioni di persone. Oggi, la popolazione siriana è drasticamente diminuita. Il report delle Nazioni Unite registra che circa 13 milioni di persone hanno abbandonato il proprio paese in questi anni di conflitto, spostandosi nei Paesi confinanti o in Europa.