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La notizia che una startup americana, Colossal Biosciences, avrebbe riportato in vita una specie di lupo estinta circa 13.000 anni fa sta suscitando accese discussioni. Il progetto ha generato entusiasmo quanto perplessità, soprattutto nella comunità scientifica. I lupi in questione, noti al grande pubblico come metalupi grazie alla serie fantasy Game of Thrones – Il Trono di Spade – , rappresenterebbero un importante passo avanti nella manipolazione genetica, ma il risultato finale solleva dubbi etici e scientifici. Il DNA degli esemplari riportati in vita è infatti identico al 99 per cento a quello del lupo grigio, specie tutt’oggi esistente.
IL PROGETTO
Colossal ha annunciato di aver “de-estinto” l’Enocione, o Aenocyon dirus, un’antica specie di lupo scomparsa circa 13.000 anni fa. I protagonisti dell’esperimento sono tre cuccioli, che però non possono essere considerati veri e propri cloni della specie estinta. Si tratta, più precisamente, di lupi grigi con appena 18 geni modificati, a fronte di un patrimonio genetico quasi del tutto identico al lupo grigio moderno.
George R.R. Martin with Dire Wolf Romulus (or Remus)
pic.twitter.com/G2ZkWBGtoG
— westerosies (@westerosies) April 8, 2025
Il DNA utilizzato è stato ricavato da un dente fossile appartenente all’antico lupo. I primi due cuccioli, chiamati Romolo e Remo – in omaggio alla leggenda della fondazione di Roma – hanno sei mesi e sono nati nei laboratori della compagnia, negli Stati Uniti. Vivono all’interno di una riserva protetta di circa 8 chilometri quadrati, la cui localizzazione esatta non è stata rivelata per evitare interferenze esterne o proteste legate alle implicazioni etiche del progetto.
Il terzo cucciolo, una femmina di due mesi, chiamato Khaleesi come chiaro riferimento al personaggio di Daenerys Targaryen, la “regina della tribù” nella saga di Game of Thrones. I tre cuccioli vivono in cattività per evitare possibili incroci con i lupi selvatici del Nord America. Colossal ha anche reso noto che un quarto lupo è deceduto dieci giorni dopo la nascita a causa di complicazioni non riconducibili – secondo l’azienda – alle manipolazioni genetiche.
L’ANNUNCIO IN GRANDE STILE
I dettagli del progetto sono stati resi pubblici solo a mesi di distanza dalla nascita dei cuccioli. Una scelta strategica, probabilmente, per avere la certezza dei risultati prima di generare eccessive aspettative. Il primo a dare risalto alla notizia è stato il Times, che ha pubblicato le immagini dei cuccioli in copertina, con la scritta “Extinct” barrata. Da lì, numerose testate internazionali hanno approfondito il caso con articoli, infografiche e analisi dettagliate del processo di de-estinzione.

Colossal ha sfruttato anche il proprio sito ufficiale, curato nei minimi dettagli e forte dal punto di vista della comunicazione, per presentare il progetto attraverso un’interfaccia moderna, ricca di grafici esplicativi, visual storytelling e materiali multimediali capaci di affascinare grazie al progetto ma anche informare allo stesso tempo.
LA STARTUP
Fondata nel 2021 e con sede a Dallas, Colossal Biosciences è una startup biotecnologica che si è posta un obiettivo ambizioso: contrastare l’estinzione delle specie animali. Sul loro sito si legge una vera e propria dichiarazione d’intenti, quasi poetica: «Combinando la scienza della genetica con il business della scoperta, cerchiamo di far ripartire il battito ancestrale della natura. Per vedere il mammut lanoso tuonare ancora una volta sulla tundra, far progredire le economie della biologia e della guarigione attraverso la genetica. Per rendere l’umanità più umana e risvegliare la natura selvaggia perduta della Terra».
SOUND ON. You’re hearing the first howl of a dire wolf in over 10,000 years. Meet Romulus and Remus—the world’s first de-extinct animals, born on October 1, 2024.
The dire wolf has been extinct for over 10,000 years. These two wolves were brought back from extinction using… pic.twitter.com/wY4rdOVFRH
— Colossal Biosciences® (@colossal) April 7, 2025
Un progetto che punta non solo al recupero della biodiversità, ma anche a possibili applicazioni nel campo della medicina e dell’ingegneria genetica umana. «Questo è più che risvegliare il passato. Questo è ricostruire il passato per essere preparati al futuro», afferma il team.
LE SPECIE COINVOLTE

Oltre ai lupi di Game of Thrones, Colossal sta lavorando al “ritorno” di altre specie iconiche come il mammut lanoso, il dodo e il tilacino, un marsupiale predatore estinto originario dell’Australia. Il processo, in ogni caso, segue uno schema simile: recuperare e sequenziare il DNA antico dai resti conservati, confrontarlo con quello delle specie viventi più strettamente imparentate, individuare le differenze chiave e applicare le tecniche di editing genetico per introdurre quei tratti distintivi nelle specie attuali. In teoria, questo permetterebbe di ottenere animali molto simili a quelli estinti, soprattutto per quanto riguarda le caratteristiche più emblematiche, anche se non identici.

Tuttavia, la difficoltà aumenta con specie che presentano maggiori differenze genetiche rispetto ai loro parenti viventi. Ad esempio, il mammut lanoso e l’elefante asiatico condividono una percentuale significativa di DNA, facilitando il processo. Al contrario, per specie come il tilacino, le discrepanze genetiche rendono il procedimento più complesso.
IL RISCHIO SUGLI ECOSISTEMI
Ma quali sono i potenziali rischi ecologici legati a queste sperimentazioni? La de-estinzione di specie come il mammut lanoso o il tilacino, per quanto affascinante, solleva interrogativi cruciali sugli effetti che tali operazioni potrebbero avere sugli ecosistemi contemporanei. Gli ambienti attuali, infatti, sono profondamente diversi da quelli in cui queste specie si erano evolute: la loro reintroduzione potrebbe generare squilibri ecologici significativi.
Secondo Peter Banks e Dieter Hochuli, ricercatori dell’Università di Sydney, il reinserimento di animali estinti in habitat moderni rischia di alterare dinamiche ecologiche consolidate, con conseguenze difficilmente prevedibili. L’introduzione di nuovi predatori, ad esempio, può modificare le reti trofiche in modo drastico: se in alcuni casi, come quello dei lupi reintrodotti a Yellowstone, gli effetti sono stati positivi, con specie de-estinte l’esito potrebbe essere molto più incerto. A questi problemi si aggiunge il rischio che questi animali entrino in competizione con specie attualmente esistenti o diventino veicoli di nuove malattie. Infine, secondo Joseph Bennett, uno dei principali critici del progetto, i costi elevati della de-estinzione potrebbero sottrarre risorse fondamentali alla tutela di specie ancora esistenti, mettendo in discussione la reale utilità e sostenibilità di queste iniziative.
Negli Stati Uniti, l’azienda di biotecnologie Colossal Biosciences ha utilizzato tecniche di cloning ed editing genetico per riportare in vita, con successo, l’enocione (“dire wolf”, in inglese), una specie di lupo estinta da 10mila anni. Quello in foto è uno dei 3 esemplari… pic.twitter.com/OQJHKy7gzv
— Ultimora.net (@ultimoranet) April 7, 2025