Lo scrittore Kamel Daoud accusato di plagio: “ha usato la mia storia”

Terremoto nel mondo editoriale: lo scrittore franco-algerino Kamel Daoud è stato accusato da una donna di aver rubato la propria storia per creare il romanzo Houris. Con il quale ha vinto il premio letterario Goncourt lo scorso 4 novembre. L’attacco arriva da Saada Arbane, trentunenne sopravvissuta a un massacro durante la guerra civile in Algeria negli Anni ’90. 

Chi sono Kamel Daoud e Saada Arbane

Daoud è un giornalista e romanziere algerino di cinquantaquattro anni che vive in esilio a Parigi per aver criticato gli islamisti e aver parlato della guerra civile avvenuta tra il 1992 e il 2002 in Algeria in Houris. E proprio il suo ultimo romanzo intreccia la vita dello scrittore con quella di Saada Arbane.
Quando aveva sei anni, Arbane viveva in un villaggio isolato tra Tiaret e Djelfa, luogo in cui venne effettuata una strage per mano degli islamisti. Quest’ultimi massacrarono la famiglia di Arbane e le tagliarono la gola recidendole le corde vocali. Nonostante le gravi ferite, Saada riuscì a sopravvivere, ma fu costretta a rimanere in silenzio per il resto della sua vita. Per superare il trauma, a partire dal 2015, si rivolse a una psichiatra, Aicha Dahdouh, seconda moglie di Daoud e unica persona a conoscere i terribili fatti vissuti da Arbane venticinque anni fa.

L’accusa 

Nel romanzo Houris Daoud racconta la storia di una ragazza vittima di un massacro islamista avvenuto nel suo villaggio ad Orano, dal quale si salvò miracolosamente.
La protagonista rimase in vita, ma le vennero recise le corde vocali. Date le somiglianze lampanti con la sua storia, Arbane si è rivolta al canale televisivo algerino One Tv per rendere pubblica la vicenda e ha accusato lo scrittore di aver utilizzato il suo vissuto senza autorizzazione. Arabane racconta anche un fatto importante: nel 2021 incontrò Daoud e la moglie in un bar e in quell’occasione lo scrittore avanzò la proposta di realizzare un romanzo sulla sua vita. Arbane rifiutò. Ma nonostante il no, Daoud portò avanti il progetto letterario. All’uscita del libro, Arbane fu contattata da un’amica che aveva riconosciuto la sua storia. Sulle pagine si è ritrovata l’intera vicenda raccontata nei minimi dettagli. 

Il caso tra denunce e repliche

Chiedendo spiegazione ai coniugi Daoud, la psichiatra le avrebbe proposto di collaborare alla sceneggiatura del film, traendone parte dei profitti. Arbane non solo ha rifiutato l’offerta, ma ha sporto due denunce con l’aiuto dell’organizzazione nazionale delle vittime del terrorismo nei confronti di Daoud e della moglie. I due dovranno fare i conti con tre reati: per diffamazione di vittime del terrorismo; per “violazione del segreto medico”, in quanto è stata resa consegnata la cartella clinica della paziente a un terzo soggetto; e per aver violato la legge sulla riconciliazione nazionale, la quale proibisce la pubblicazione di testi inerenti alla guerra civile.

Daoud non ha ancora risposto direttamente, ma è intervenuto l’editore del libro, Antoine Gallimard, secondo cui si tratterebbe di attacchi diffamatori. Oltre al contesto storico comune, ovvero la guerra civile algerina, a sua detta non ci sarebbero altre affinità. «La trama, i personaggi e l’eroina del romanzo sono puramente inventati» ha dichiarato Gallimard. 

 

A cura di Michela De Marchi Giusto

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