Leader spirituale reincarnato: per il Dalai Lama è un bambino americano

Alt Dalai Lama

Il Dalai Lama, maestro supremo del buddismo tibetano, ha riconosciuto in un bambino di otto anni la decima reincarnazione di Khalkha Jetsun Dhampa Rinpoche, guida spirituale in Mongolia e terza autorità del buddismo tibetano. Un riconoscimento che ha implicazioni non soltanto religiose, ma anche geopolitiche: il prescelto, appartenente a una delle principali dinastie mongole, è nato negli Stati Uniti. A preoccupare è la possibile reazione della Cina, che potrebbe non gradire la nomina di un bambino con passaporto americano.

L’ufficialità

Secondo la stampa indiana, la scelta è stata ufficializzata a metà febbraio con una cerimonia nel monastero di Gandantegchinlen Khiid a Ulan Bator, capitale della Mongolia. Una seconda celebrazione si è tenuta l’8 marzo a Dharamshala, citta dello Stato indiano dell’Himachal Pradesh. Qui, si trovano la sede del governo tibetano e la residenza di Tenzin Gyatso, l’attuale Dalai Lama.

Il bambino è uno dei due gemelli della famiglia Altannar, politicamente e commercialmente influente. Il padre è un noto professore dell’Università nazionale mongola, mentre la madre è amministratrice delegata di un importante gruppo industriale. La nonna è un ex membro del parlamento.

La nascita negli Stati Uniti crea un legame tra Oriente e Occidente, come in Piccolo Buddha di Bernardo Bertolucci. Nel film del 1993 con Keanu Reeves, un bambino americano è individuato come reincarnazione del Dalai Lama.

Alt Keanu Reeves in Piccolo Buddha
Keanu Reeves in Piccolo Buddha (fonte MyMovies)
Tibet e Cina: una questione politica

In Tibet, religione e geopolitica sono da sempre strettamente correlate. Il governo tibetano è in esilio in India dal 1959, dopo il fallimento della rivolta popolare contro l’occupazione cinese. Ancora oggi, il Tibet è formalmente una regione autonoma della Cina e Pechino non lo riconosce come Stato indipendente. Nel 2022, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha definito il leader buddista «un esule politico travestito da figura religiosa che da tempo è impegnato in attività separatiste anti-cinesi».

Il timore è che la decisione del Dalai Lama sia motivo di controversie tra Mongolia e Cina, che rivendica il diritto di nominare direttamente la guida del buddismo tibetano. Esempio dell’influenza esercitata da Pechino sono i fatti del 1995. Allora, un bambino di 6 anni fu scelto come nuovo Panchen Lama, seconda maggiore carica religiosa. Tre giorni dopo, le autorità cinesi lo presero in custodia e lo sostituirono con un successore sotto il loro controllo.

I rapporti tra i due Paesi non sono soltanto di natura religiosa. La Mongolia potrebbe ospitare il gasdotto, ancora in fase di studio, Power of Siberia 2, che dovrebbe portare gas russo in Cina.

Il coinvolgimento dell’India

La questione tibetana coinvolge direttamente anche l’India, sede del governo buddista in esilio. Nel 2019, il XIV Dalai Lama, in carica dal 1940, ha dichiarato che il suo successore potrebbe essere individuato in India. Inoltre, ha ipotizzato che in futuro potrebbero esserci due leader spirituali, uno dei quali nominato dalla Cina. Tuttavia, ha precisato che il nuovo Dalai Lama non avrà un ruolo politico, come accade già oggi. Infatti, nel 2011, Tenzin Gyatso si è dimesso da capo del governo tibetano.

No Comments Yet

Leave a Reply