A pochi giorni di distanza dall’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca – prevista per il prossimo 20 gennaio – la Corte suprema statunitense ha bocciato la richiesta del tycoon per il rinvio sul caso Stormy Daniels. A maggio 2024, la giuria del processo a New York aveva ritenuto il magnate colpevole di tutti e 34 i capi d’accusa. Attesa per oggi (alle 15:30 ora italiana) la formalizzazione della sentenza di condanna.
Lo stop della Corte suprema
Proprio nelle ultime ore, la più alta corte della magistratura federale degli Stati Uniti si è (quasi) spaccata a metà sul caso Stormy Daniels. Infatti, la richiesta di Trump per un rinvio della sentenza è stata stoppata per un solo voto di vantaggio tra i 9 membri della corte. Con 5 voti favorevoli e solo 4 contrari al via libera alla sentenza prevista per oggi, venerdì 10 gennaio.
Il provvedimento riguarda il caso legato alla pornostar Stormy Daniels, protagonista indiretta di questa vicenda, a cui Trump avrebbe – secondo l’accusa – pagato il cosiddetto “prezzo del silenzio” (dall’inglese hush money), per un importo di circa 130 mila dollari. Il magnate è inoltre accusato di aver falsificato, in 34 occasioni diverse, una serie di record aziendali, proprio con l’intento di nascondere la suddetta transazione economica.
Nella sua richiesta alla Corte suprema, il presidente aveva fatto leva sul fatto che, a suo dire, il giudice di Manhattan Juan Merchan non avesse l’autorità per condannarlo fino a quando le corti d’appello non si sarebbero pronunciate sull’argomento. Aggiungendo che le prove collegate alla sua prima presidenza sarebbero state, sempre secondo il magnate, consentite al processo in modo improprio.
Nella sua richiesta, Trump ha esortato i giudici a bloccare il provvedimento perché, in questo periodo, il presidente eletto sarebbe particolarmente impegnato nel compito di prepararsi ad assumere il potere esecutivo degli Stati Uniti.
Trump rischia il carcere?
Anche se si parla di condanna, è molto probabile che al presidente eletto sarà risparmiato il carcere. Merchan ha infatti già indicato la sua inclinazione a condannare Trump ad una “unconditional discharge”: ossia il rilascio di un imputato senza che quest’ultimo debba scontare una pena o subire alcuna misura cautelare.
Anche se, in altre circostanze, una condanna basata sugli stessi presupposti del caso Stormy Daniels avrebbe permesso a Merchan di imporre una vasta gamma di condanne. Dal servizio alla comunità sino ad arrivare a una vera e propria detenzione con diversi anni in carcere. Tuttavia, l’unconditional discharge sarebbe secondo Merchan la soluzione più praticabile nel caso Trump, che porterebbe alla chiusura del caso senza interferire con l’imminente presidenza.
Il giudice Merchan ha inoltre concesso a Trump la possibilità di apparire virtualmente durante l’emanazione della sentenza. Per ridurre al minimo gli sforzi mentali e fisici che l’evento richiederebbe al magnate durante il periodo di transizione presidenziale.
Il tycoon reagisce allo stop
Anche questa volta, Donald Trump ha commentato la vicenda sul social network di sua proprietà The Truth. Il tycoon ha scritto: «Apprezzo il tempo e lo sforzo della Corte Suprema degli Stati Uniti nel tentativo di rimediare alla grande ingiustizia che mi è stata fatta. Sono innocente di tutte le accuse false e inventate.
Questa non è stata altro che la strumentalizzazione del nostro sistema giudiziario contro un avversario politico». Prima di concludere, il presidente ha sottolineato che farà al più presto ricorso sul caso «per il bene e per la sacralità della Presidenza». Infine, ha concluso con il più brandizzante tra tutti i suoi slogan, tutto in maiuscolo: «MAKE AMERICA GREAT AGAIN!».
A cura di Riccardo Severino