Il giorno delle elezioni è arrivato. Martedì 9 aprile si vota in Israele per rinnovare la Knesset, il parlamento unicamerale che ha tra i suoi compiti quello di dare la fiducia al governo. Questa chiamata alle urne anticipata è stata convocata dal premier Benjamin Netanyahu nel dicembre 2018 a causa della precaria maggioranza di governo e delle indagini che lo vedono coinvolto.
La sfida per occupare i 120 seggi in parlamento vede contrapposti due schieramenti principali: il Likud del premier uscente, al governo da dieci anni, e una nuova forza politica di centro chiamata Blu e Bianco, nata dall’alleanza tra l’ex capo dell’esercito Benny Gantz e l’ex conduttore televisivo Yair Lapid. Dopo essere stata avanti nei sondaggi, questa coalizione è stata nuovamente superata dal Likud, che però difficilmente riuscirà a raggiungere la maggioranza assoluta in parlamento. Saranno quindi fondamentali le intese con i partiti minori.
Sono circa 6 milioni gli aventi diritto al voto, il 17% dei quali arabi. Nessuno dei due schieramenti politici più importanti ha però prestato grande attenzione a questa minoranza, così come alla questione palestinese. Netanyahu, che sembra avere il pieno supporto degli Stati Uniti, ha anzi fatto dichiarazioni importanti, promettendo l’annessione allo stato di Israele della Cisgiordania, territorio occupato militarmente dalle truppe israeliane ma rivendicato dalla Palestina. Anche Benny Gantz, leader della lista Blu e Bianco, ha promesso il controllo su quei territori, sebbene in modo più limitato.
Se il Likud di Netanyahu dovesse vincere, sarebbe il quinto mandato per il premier uscente. Andrebbe così a raggiungere il fondatore dello stato di Israele, David Ben-Gurion. Benny Gantz, con il suo passato militare, non può essere considerato un candidato anti-establishment, ma un’alternativa al dominio politico del Likud degli ultimi dieci anni. I risultati si sapranno nei giorni successivi alle elezioni, poi sarà il compito dello schieramento vincente creare una coalizione di governo stabile. Se non dovesse riuscirci, il paese potrebbe essere chiamato ancora una volta alle urne.