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Israele-Hamas, liberati 8 ostaggi in cambio di 110 detenuti palestinesi

Lo scambio di ostaggi e detenuti tra Israele e Hamas continua. Il 30 gennaio l’organizzazione terroristica ha liberato otto ostaggi (3 israeliani e cinque thailandesi) in cambio di 110 detenuti palestinesi. Montano le polemiche per lo “spettacolo” allestito dai miliziani islamici: folla, fucili, un palco con bandiere, cartelloni e scritte contro Israele.

Il reality di Hamas

I tre ostaggi israeliani liberati sono stati Agam Berger e Arbel Yehud, due ragazze di 20 e 29 anni, e Gadi Mozes, anziano di 80. La “cerimonia di rilascio” si è svolta in due atti. Tra le macerie del campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia, e nei pressi della casa dell’ormai defunto leader di Hamas Yahya Sinwar a Khan Yunis, nel sud. Il tutto trasmesso in diretta su Al-Jazeera.

Ad Amit Segal,  giornalista della testata israeliana Channel 12,  il rilascio ha ricordato la serie coreana Squid Game. Uno spettacolo che non è andato giù neanche al Primo ministro Benjamin Netanyahu che ha promesso ritorsioni in caso di pericolo per gli ostaggi.

Partendo dalla soldatessa Agam Berger, per la ragazza è stato allestito un palco. Scortata da uomini dell’unità ombra delle Brigate Al-Qassam, il braccio armato di Hamas, la giovane indossava una tuta militare molto simile alle divise dell’esercito israeliano. La troupe di uomini in nero di Hamas circonda la soldatessa. La fanno sorridere, salutare la folla. Esibisce il suo certificato di prigionia e il suo sacchetto regalo. Prima di essere messa nelle mani della Croce Rossa.

Per Arbel Yehud e Gadi Mozes, invece, Hamas ha scelto il bagno di folla così come per i cinque thailandesi: Thenna Pongsak, Sathian Suwannakham, Sriaoun Watchara, Seathao Bannawat e Rumnao Surasak. Scortati da uomini armati e mascherati con una folla che spingeva, urlava e girava video.

Il rilascio degli ostaggi del sud est asiatico è il risultato di un accordo tra i gruppi palestinesi e il governo thailandese. Infatti, il 7 ottobre vennero rapiti anche 31 lavoratori agricoli thailandesi e 1 filippino in alcuni campi del sud di Israele. La maggior parte erano stati liberati durante il cessate il fuoco a novembre 2023. Ma gli ultimi otto erano rimasti nella Striscia.

La risposta israeliana
Il terrorista palestinese Zakaria Zubeidi, liberato nell’ultimo round di scambio.

Di risposta, Israele ha ritardato la liberazione dei 110 palestinesi per diverse ore. Il pullman con a bordo i detenuti è partito intorno alle 16 ora italiana dalla prigione di Ofer, in periferia a Ramallah, in Cisgiordania. Tra di loro c’è anche Zakaria Zubeidi, leader delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa a Jenin durante la Seconda Intifada. Nel 2002 aveva rivendicato un attacco terroristico in cui morirono sei cittadini israeliani.

Ora, comunque, di soldatesse israeliane a Gaza non ce ne sono più. Da quando il 19 gennaio è entrato in vigore il cessate il fuoco, sono stati liberati sette ostaggi. Tutte donne: tre civili e quattro militari. Diverse le storie di Ori Megidish, salvata da un’operazione militare israeliana, e di Noa Marciano, uccisa durante la prigionia.

Una piccola vittoria per Israele che resta, però, profondamente turbata dalla spettacolarizzazione. Le ragioni del bisogno di trasformare il tutto in uno show sono due. La prima è la necessità di nascondere la debolezza del movimento. Hamas esce dal conflitto senza più leadership, infrastrutture e la perdita di buona parte della forza militare.

La seconda motivazione, invece, potrebbe essere legata a un sentimento di impunità. A Gaza sanno che Trump ha costretto Netanyahu a regalargli una tregua preziosa prima dell’insediamento. E Bibi, come soprannominato da amici e rivali, non può permettersi di far riprendere le ostilità.

La prossima tornata di scambio è prevista per sabato 1° febbraio. Gal Hirsch, Il responsabile del dossier ostaggi israeliano è già al lavoro per la prossima fase. Mentre Donald Trump e Benjamin Netanyahu si incontreranno alla Casa Bianca il 4 febbraio, nel primo bilaterale della seconda era targata Tycoon.

Ettore Saladini

Laureato in Relazioni Internazionali e Sicurezza alla LUISS di Roma con un semestre in Israele alla Reichman University (Tel Aviv). Mi interesso di politica estera, politica interna e cultura. Nel mio Gotha ci sono gli Strokes, Calcutta, Martin Eden, Conrad, Moshe Dayan, Jung e Wes Anderson.

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