Si scontrano. Si coalizzano. E ora, di nuovo, si scontrano. A soli sette mesi dalla nascita dell’(insolito) esecutivo di coalizione con Benjamin Netanyahu, il leader del partito centrista Blu e bianco e avversario per tre elezioni del premier israeliano, Benny Gantz, ha annunciato la sfiducia al governo. Oggi si terrà la prima votazione alla Knesset, il parlamento israeliano, ma per aver effetto la mozione dovrà esser approvata tre volte.
Se la sfiducia, presentata dall’opposizione di Yapir Lapid alla Knesset, passerà i tre gradi di lettura in Parlamento, Israele dovrà tornare alle urne il prossimo marzo e scegliere un nuovo esecutivo. Sarebbero, in questo caso, le quarte elezioni del Paese, in circa due anni.
Il discorso di Gantz agli israeliani
«Ho deciso che Netanyahu non guidi questo governo» ha affermato Gantz in diretta televisiva. Il motivo della sfiducia è da ricercare nel comportamento di Netanyhau che «non rispetta gli impegni», ma è intento solo a «sfuggire al suo processo» per frode, abuso di potere e corruzione in tre diverse inchieste giudiziarie.
«Netanyahu – prosegue Gantz – ha deciso di smantellare il governo e trascinare lo Stato di Israele alle elezioni. Ha promesso l’unità, ha detto che non ci sarebbero stati trucchi e giochi, ha promesso una gestione responsabile della crisi del coronavirus. Ma non mantiene le sue promesse e il popolo paga. Netanyahu non mi ha mentito, vi ha mentito. Non mi ha ingannato, ha ingannato i cittadini di Israele».
Nonostante i toni accesi da campagna elettorale, Gantz ha concluso il suo discorso offrendo a Netanyahu un’apertura, per evitare lo scioglimento della Knesset: «far passare la finanziaria entro i tempi stabiliti», come concordato nell’accordo di coalizione. La non approvazione del bilancio statale 2020-2021 entro il 23 dicembre, comporterà allo scioglimento automatico della Knesset.
La risposta di Netanyahu: «È il momento dell’unità»
«Non è il momento delle elezioni, questo è il momento dell’unità» ha risposto il premier israeliano alle accuse di Gantz. Le parole del premier, quasi come fossero un appello, fanno riferimento alla necessità di evitare ogni tipo di frammentazione interna in un momento storico delicato come quello che sta vivendo il Paese, in lotta contro il Coronavirus.