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Il giorno dopo la riconsegna di quattro salme, Israele fa sapere che nessuno dei corpi restituiti appartiene a Shiri Bibas. Netanyahu parla di una violazione degli accordi, ma per il momento non sembra essere a rischio la restituzione degli ultimi ostaggi prevista sabato mattina.
Un corpo non identificato
La mancata identificazione di una delle salme riconsegnate da Hamas getta un’ombra sullo scambio di ostaggi che stava avendo luogo in queste settimane. A meno di ventiquattro ore dalla consegna degli ultimi israeliani rimasti nelle mani del gruppo islamista, l’Idf ha fatto sapere che tra le quattro salme rese giovedì mattina non ci sarebbe il corpo di Shiri Bibas. Confermata invece l’identità degli altri tre corpi: i due figli di Shiri, Ariel e Kfir, e l’ex giornalista Oded Lifshitz.
Immediata la reazione del premier Benjamin Netanyahu, che ha descritto la sostituzione del corpo come una grave mancanza: «Agiremo con determinazione per riportare a casa Shiri, insieme a tutti i nostri prigionieri, sia i vivi che i caduti, e garantiremo che Hamas paghi il prezzo pieno per questa crudele e malvagia violazione dell’accordo».
La replica di Hamas
Dopo alcune ore di silenzio, Hamas ha risposto, sostenendo che potrebbe esserci stato «un errore o un rimescolamento» nel recuperare i corpi dalle macerie dei raid aerei. Ma a detta delle forze israeliane, l’esame del DNA non lascerebbe dubbi: quella donna non è Shiri Bibas. Il governo di Gerusalemme ora chiede che il corpo corretto sia restituito sabato mattina assieme alle ultime sei persone ancora prigioniere. I loro nomi sono già stati annunciati ufficialmente da Hamas: Tal Shoham, Omer Shem-Tov, Eliya Cohen, Omer Wenkert, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed.