Eutanasia, la buona morte.
Il Congresso di Madrid ha approvato, giovedì 18 marzo 2021, la legge che regolamenta e tutela il diritto all’eutanasia in Spagna. Potrà richiederla chi «soffra di una malattia grave e incurabile o di una condizione che crei una situazione di incapacità». In Spagna si potrà, a partire da metà giugno, momento in cui entrerà in vigore la legge, auto-iniettarsi una sostanza letale oppure riceverla dal personale sanitario.
Il diritto potrà essere esercitato dopo tre fasi di valutazione da parte di medici estranei al caso e di una Commissione che valuterà se il paziente è realmente in grado di intendere e di volere, e di confermare quattro volte la propria intenzione nel corso di cinque settimane. La richiesta di eutanasia deve essere «informata, espressa e reiterata» nel tempo.
Nata da un’iniziativa del partito socialista, la legge si inserisce nel già intricato dibattito sull’eutanasia, scosso recentemente dal caso Angel Hernandez. L’uomo aveva aiutato sua moglie María José Carrasco, malata di sclerosi, a mettere fine alla sua vita, testimoniandolo in un video assieme a lei nell’aprile 2019. Il Tribunale ha chiesto per lui sei mesi di prigione per cooperazione al suicidio.
Anche in Italia il tema è aperto da quando a sollevarlo fu, alla fine degli Anni ’90, Piergiorgio Welby, che si battè per il diritto all’eutanasia, con l’aiuto dell’associazione Luca Coscioni. La stessa che ha accompagnato anche il viaggio di Dj Fabo in Svizzera.
L’approvazione di questa legge in territorio spagnolo riapre una ferita sociale importante. La riflessione sul prezzo della vita e sul diritto di lasciarla in mano ad altri ha creato e continua a creare crisi e scissione. Da un lato la protezione della vita, dall’altro il diritto di poter scegliere come e se viverla. Non fuga, ma piena consapevolezza.