Mentre ad Haiti proseguono le violenze e i disordini, il primo ministro Ariel Henry ha rassegnato le proprie dimissioni. Al suo posto sarà nominato un consiglio di transizione con l’incarico di organizzare le prossime elezioni. La decisione ha incontrato il beneplacito della comunità internazionale, da tempo preoccupata per la crisi haitiana, ma non di Barbecue, lo spietato capo delle bande armate che tengono in ostaggio il Paese.
Le dimissioni del primo ministro
Cadaveri sul ciglio delle strade, rapimenti, richieste di riscatti, omicidi su commissione. La disastrosa situazione in cui versa Haiti non accenna a migliorare. La capitale Port-au-Prince è in fiamme, i cittadini ostaggio delle bande armate che controllano la maggior parte del territorio. Anche l’aeroporto è stato preso d’assalto dalle gang, impedendo al primo ministro Ariel Henry di rientrare nel Paese. Circostanze critiche, unite probabilmente a pressioni internazionali, che hanno forzato Henry a rassegnare le dimissioni il 12 marzo. Il primo a comunicare la rinuncia dell’incarico è stato il presidente della Guyana, Mohamed Irfaan Ali. Ali, attuale presidente della Caricom (la Comunità dei Caraibi), ha dato l’annuncio in una conferenza stampa a seguito di un vertice a Kingston (Giamaica) dedicato proprio alla crisi haitiana.
Tra i partecipanti al vertice non solo i leader dei Paesi caraibici. Hanno infatti presenziato al summit anche il segretario di Stato americano Antony Blinken e rappresentanti dell’Onu, del Canada, del Brasile, del Messico e della Francia. Auspicando l’avvio di una transizione politica, Blinken ha fatto il punto sugli aiuti americani. «Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti – ha annunciato – raddoppia il suo sostegno alla missione, da 100 a 200 milioni di dollari, per un finanziamento complessivo di 300 milioni di dollari». A questi vanno poi aggiunti altri 33 milioni di dollari da destinare agli aiuti umanitari.
Haitians cannot wait any longer for a path to security, stability, and democracy.
The United States and @CARICOMorg support a clear political transition plan, led by trusted representatives of Haitian society. pic.twitter.com/LmIbJyQgvx
— Secretary Antony Blinken (@SecBlinken) March 12, 2024
Un consiglio di transizione per preparare le elezioni
Nella notte, la circolazione di un video registrato dal presidente Henry ha confermato le sue dimissioni. Dal Porto Rico, dove attualmente si trova per l’impossibilità di rientrare nel Paese, l’ormai ex primo ministro ha riconosciuto che Haiti ha «bisogno di pace e stabilità». Il prossimo passo sarà allora la costituzione di un Consiglio di transizione, che si occuperà di organizzare le future elezioni. Il consiglio sarà composto da 2 osservatori e 7 membri, scelti tra rappresentanti dei partiti, della società civile, del settore privato ed anche un leader religioso. I componenti del consiglio saranno resi noti nelle prossime ore. In proposito, Henry ha dichiarato: «Il mio governo se ne andrà subito dopo l’inaugurazione del Consiglio. Saremo un governo provvisorio finché non nomineranno un primo ministro e un nuovo Gabinetto».
L’ostracismo di Barbecue
Il piano di nominare un Consiglio presidenziale di transizione non ha incontrato l’approvazione di Jimmy Chérizier, conosciuto come Barbecue, leader delle bande criminali haitiane. L’ex poliziotto diventato gangster ha ribadito di essere impegnato in una «rivoluzione sanguinosa», in lotta contro politici corrotti. Nel frattempo, il coprifuoco notturno ad Haiti è stato prorogato fino a giovedì: tra le 18 e le 5 potranno circolare solo forze dell’ordine, servizi sanitari e di emergenza e giornalisti. Lo stato di emergenza, invece, resterà in vigore almeno fino al 3 aprile. Lo ha comunicato il primo ministro ad interim Patrick Michel Boivert, che sostituisce il dimissionario Ariel Henry.