Guerra in Medio Oriente, Trump apre al cambio di regime in Iran

Il presidente americano Donald Trump si è detto favorevole a un cambio di regime in Iran.

Il presidente americano Donald Trump si è detto favorevole a un cambio di regime in Iran. Lo ha dichiarato il 22 giugno con un post sul suo social Truth: «Non è politicamente corretto usare il termine “cambio di regime”, ma se l’attuale regime iraniano non è in grado di rendere l’Iran di nuovo grande, perché non dovrebbe esserci un cambio di regime??? Miga!!!».

Nel frattempo, l’esercito israeliano prosegue l’offensiva sui siti militari di Teheran, colpendo diversi aeroporti e distruggendo quindici fra aerei ed elicotteri dell’aviazione iraniana nell’ovest del paese. In tutta risposta, la Repubblica Islamica continua a bombardare lo Stato ebraico e avverte di attaccare gli Stati Uniti, minacciando «gravi conseguenze» dopo il loro raid contro impianti nucleari.

Dov’è l’uranio arricchito

L’attacco americano di sabato sera ha sollevato diversi dubbi tra gli osservatori. Uno maggiori è quale sia lo stato delle riserve iraniane di uranio arricchito. Le scorte iraniane di uranio arricchito al 60 per cento (molto vicino al livello necessario per le armi) consistevano in 408,6 chili di materiale. Secondo gli Stati Uniti le riserve sono state distrutte negli attacchi, mentre per l’AEIA state spostate prima del raid. Di fatto, non è ancora chiaro neanche quanto siano state compromesse le capacità dell’Iran di arricchire ulteriormente l’uranio e di farlo passare dallo stato gassoso (in cui rimane durante l’arricchimento) a quello solido (necessario al suo utilizzo).

La chiusura dello Stretto di Hormuz

Domenica mattina il Parlamento iraniano ha approvato la chiusura dello Stretto di Hormuz. Da lì passa circa il 20 per cento delle forniture mondiali di greggio e oltre il 10 per cento del gas naturale. Bloccare anche solo parte di quel flusso spingerebbe il prezzo del barile dai 60 dollari di fine maggio a oltre il cento. Inoltre, la mossa farebbe crollare le borse per i timori sull’inflazione e la crescita.

Khamenei nel bunker 

Intanto, sono quattro giorni che si sono perse le tracce del leader supremo Alì Khamenei. Di lui si sa che è nascosto in un bunker con la famiglia e che non sta usando alcun dispositivo, per non essere individuato dal nemico. Nei giorni scorsi ha lanciato un messaggio alla popolazione. «La mia vita non ha alcun significato. Anche se mi uccideranno, non consideratelo una perdita, finché rimanete saldi ai principi dell’Imam Hussain. Stiamo vincendo questa guerra finché non ci inchiniamo davanti al potere e all’avidità».

Incontro tra Araghchi e Putin

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi si trova a Mosca per colloqui con Vladimir Putin. La Russia ha condannato gli attacchi degli Stati Uniti agli impianti nucleari iraniani e l’ambasciatore russo all’Onu ha detto che l’America ha «aperto un vaso di Pandora». Mosca e Teheran hanno un accordo di partenariato strategico, ma non è un patto di difesa e non costringe il Cremlino a fornire sostegno all’Iran.

Alessandro Dowlatshahi

Classe 1998, ho conseguito la Laurea Magistrale in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Milano, chiudendo il mio percorso accademico con un lavoro di ricerca tesi a Santiago del Cile. Le mie radici si dividono tra l’Iran e l’Italia; il tronco si sta elevando nella periferia meneghina; seguo con una penna in mano il diramarsi delle fronde, alla ricerca di tracce umane in giro per il mondo.

No Comments Yet

Leave a Reply