Una legge per limitare le attività di associazioni, ong e media stranieri in Georgia riceverà martedì 14 maggio la terza e definitiva approvazione dei parlamentari. Nella giornata di lunedì la commissione Giustizia ha l’ok in appena cinquanta secondi, mentre all’esterno del Parlamento di Tbilisi infuriava la protesta popolare.
La legge russa
Se entrerà in vigore, la normativa sottoporrà a controlli i cosiddetti “agenti stranieri” operanti sul suolo georgiano. Avanzata dal partito populista Sogno Georgiano, la proposta di legge prende le mosse da una norma fatta emanare dal presidente Vladimir Putin per ostacolare il lavoro di ong, associazioni e media indipendenti presenti all’interno dei confini russi. E per questo motivo molti osservatori l’hanno ribattezzata “legge russa”.
In sostanza, si prevede che gli “agenti stranieri” che ricevono almeno il 20 per cento dei propri finanziamenti dall’estero debbano registrarsi come enti che “perseguono gli interessi di una potenza straniera”. Si tratta di una forte violazione della libertà, dal momento che alle organizzazioni sarà imposto l’obbligo di fornire informazioni riservate che confluiranno in un database pubblico; sottraendosi a questa imposizione, ong, associazioni e media potrebbero incorrere in gravi sanzioni. Tale normativa era già stata proposta un anno fa dal leader di Sogno Georgiano, Bidzina Ivanishvili, ricalcando le intenzioni sovraniste del Cremlino, ma non era andata in porto, complici le manifestazioni di piazza che avevano indotto il governo a rimandare il tentativo
La protesta popolare
Mentre lunedì 13 maggio in Parlamento la commissione giustizia approvava in tutta rapidità la legge russa, fuori dall’edificio almeno 50mila persone protestavano per l’allineamento della Georgia alla Russia. La Georgia, ex Paese dell’Unione Sovietica, ha da qualche anno presentato la propria candidatura per entrare nell’Unione Europea. La legge sugli “agenti stranieri”, brutta copia della normativa putiniana, risulta in forte controtendenza con l’ambizione di far parte della famiglia del ventisette.
Stando ad alcuni sondaggi, circa l’80 per cento della popolazione georgiana intende prendere parte all’Unione Europea. A pesare in questa volontà popolare sono tanto le motivazioni socio-economiche – la Georgia ha patito trent’anni di povertà nel a partire dalla disgregazione dell’Unione Sovietica – quanto quelle legate alle prospettive lavorative: l’opportunità di emigrare legalmente alla ricerca di un futuro migliore per sé e per la propria famiglia pare un fattore dirimente per molti georgiani intervistati.
Salomé Zourabichvili, presidente della Georgia, è favorevole all’adesione del suo Paese all’Unione Europea. Il suo ruolo istituzionale le permetterà di porre il veto sulla proposta di legge in fase di approvazione in Parlamento, prorogando l’ingresso in vigore della legge. Tuttavia, non avrà il potere di bloccarla definitivamente: il voto di respingimento del veto dei deputati di Sogno georgiano, in maggioranza assoluta in Parlamento, farà approvare la legge.