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Gaza: Hamas rifiuta il “piano americano”, Israele blocca gli aiuti nella Striscia

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Domenica 2 marzo migliaia di abitanti della Striscia di Gaza si sono svegliati con la notizia che il premier israeliano Netanyahu ha sospeso l’arrivo degli aiuti umanitari. Una misura dettata dal rifiuto, da parte di Hamas, della proposta più recente di un cessate il fuoco. Il piano, si è poi scoperto, non era un’idea di Israele, ma proveniva dall’inviato degli Stati uniti per il Medioriente, Steve Witkoff.

Hamas non accetta l’alternativa

Un cessate il fuoco di circa 50 giorni, che coprisse il periodo del Ramadan e la Pasqua ebraica. Agli estremi di questo periodo, la liberazione degli ostaggi rimasti nelle mani di Hamas, metà il primo e metà l’ultimo giorno. Era questo l’accordo offerto da Israele negli ultimi giorni: una proposta differente dall’originale, che prevedeva invece di procedere per “fasi” (si è da poco conclusa la prima).

In aderenza al piano precedente, Hamas ha rifiutato l’offerta, suscitando la reazione di Israele. Così, nella notte tra sabato e domenica, Netanyahu ha disposto la chiusura dei varchi che permettevano l’accesso agli aiuti umanitari. Alla Knesset, il premier israeliano ha poi ribadito le priorità del suo governo: «Non ci fermeremo finché non avremo raggiunto tutti gli obiettivi della vittoria: il ritorno di tutti gli ostaggi, la distruzione della capacità militare di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele».

Gli Stati Uniti al fianco di Israele
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Steve Witkoff, inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente

Si è scoperto in un secondo momento che il piano per la tregua era un’idea proveniente dagli americani. Netanyahu, forte della vicinanza a Trump, lo ha prontamente accettato e riproposto. Per certi versi, il dato più interessante è vedere come l’alleanza tra Israele e Usa rafforzi l’autorità di Netanyahu. In virtù di questo rapporto, il gabinetto del premier israeliano può prendere decisioni drammatiche per il futuro di Gaza senza doverle spiegare o negoziare.

Da Washington, infatti, è arrivato pieno sostegno alla chiusura dei varchi. «Israele ha negoziato in buona fede fin dall’inizio per garantire il rilascio degli ostaggi», ha affermato il portavoce del Consiglio per la sicurezza della Casa Bianca Brian Hughes. «Appoggiamo la sua decisione di interrompere gli aiuti umanitari alla Striscia di Gaza e i prossimi passi, dato che Hamas ha annunciato di non essere più interessato a una cessazione delle ostilità».

In modo simile a quanto successo con Zelensky pochi giorni prima, la Casa Bianca sembra propensa a porre un diktat: chi non accetta la pace – nei termini in cui la offrono Trump e alleati – non la vuole davvero. Una posizione pericolosa, che subordina la fine delle ostilità al riconoscimento degli interessi di una sola parte.

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