La frattura in seno ai Républicains francesi non è destinata a sanarsi. Per lo meno, non nelle prossime ore e non in tempo per le elezioni anticipate del 30 giugno. La relazione tra il leader Eric Ciotti e i suoi parlamentari è ormai irrecuperabile. E forse sancisce la prima vittoria del presidente Emmanuel Macron dall’annuncio dello scioglimento dell’Assemblea.
Rivoluzione repubblicana
«Je vais gagner». Lo aveva promesso Macron 24 ore dopo la batosta europea. Sembrava assurdo pensarlo, addirittura folle. Lo è molto di meno ora che gli equilibri politici della droite transalpina sono completamente saltati.
Il fulcro di tutto rimangono i repubblicani gollisti, o meglio il segretario Ciotti. L’annuncio dell’alleanza con il Rassamblement National di Marine Le Pen aveva scatenato una rivolta interna al partito: dei 61 parlamentari, solo una deputata si era detta allineata alla decisione. Tutti gli altri si danno appuntamento alle 15 di mercoledì 12 giugno presso la sede del partito, in place du Palais Bourbon, nella ‘Parigi bene’ del VII arrondissement. Salvo trovarla chiusa sbarrata, ed essere costretti ad aprirla qualche ora dopo con il mazzo di chiavi di scorta della segretaria generale del partito Annie Genevard.
@AnnieGenevard ouvre la porte du siège des Républicains avec son double des clés. pic.twitter.com/mSPxHH7m61
— Alexandre Pedro (@alexandrepedro) June 12, 2024
Il motivo? Verso le ore 12 lo stesso Ciotti ordina a tutti gli impiegati di abbandonare i locali e lavorare in smart working per quel pomeriggio. Ufficialmente una decisione presa «per la sicurezza dello staff viste le minacce e i disordini delle ultime ore», ma è abbastanza palese la volontà di impedire la riunione. Che, però, avviene comunque in località alternativa. L’esito è ovvio: l’ufficio politico dei Républicains ghigliottina all’unanimità il leader. La guida ad interim è assunta da François-Xavier Bellamy, eurodeputato, e Annie Genevard.
Ciotti sul piede di guerra
«Sono e rimango il presidente del nostro partito politico, eletto dai membri». La risposta di Ciotti non si fa attendere, in due direzioni. La prima, quella del conflitto aperto ai compagni di schieramento: «L’incontro organizzato questo pomeriggio si è svolto in flagrante violazione dei nostri statuti. Nessuna delle decisioni prese in questa riunione ha conseguenze legali. Può avere conseguenze penali».
La seconda rivolta verso il suo elettorato. E se X di Elon Musk gli nega l’accesso alla pagina ufficiale – i motivi non sono ancora noti – l’utilizzo della casella di posta non è ostacolabile. «Ho interpretato il volere della maggioranza di voi», scrive in una mail inviata agli iscritti al partito. E in diecimila rispondono immediatamente alla sua chiamata collegandosi alla piattaforma online dei Républicains. Rassicurati dalla promessa di «70, forse 80 nomi repubblicani che saranno sostenuti dal Rassamblement», e dalla chiarezza con cui Ciotti rimarca la sua virata verso Le Pen. «Rimetteremo ordine nel Paese, nelle strade, nei conti pubblici», ha dichiarato ai microfoni di France 2. «Abbiamo assistito al ritorno di coloro che hanno distrutto la destra. Adesso c’è un’occasione storica per porre fine ad anni di inazione, sviluppando un vero programma di destra».
Marion torna da Marine
Non solo gollisti: anche l’estrema destra francese è nella confusione più totale. Il parapiglia generato dalla necessità di consegnare le liste per le politiche entro il 15 giugno ha scoperchiato il vaso di Pandora. Reconquête di Eric Zemmour e Marion Maréchal ora è solo del primo. La nipote di Marine Le Pen è stata estromessa dal partito. Insieme a lei Guillaume Peltier, Laurence Trochu e Nicolas Bay, eurodeputato con FdI.
La 34enne, secondo Zemmour, avrebbe ricercato – non riuscendoci – un’alleanza con lo schieramento della zia senza consultarsi con nessuno. «Sono allo stesso tempo disgustato e ferito», ha attaccato il leader. «Marion Maréchal si esclude da questo partito che ha sempre disprezzato e si unisce alla sua famiglia. Mi ha tradito».
Ma altre voci indicano che Reconquête rimarrà in mano a Maréchal, mentre Zemmour correrà da indipendente. Insomma, a destra tutto ribolle. A confermare la tesi degli insoumise Jean-Luc Mélenchon: «Macron si sta tuffando la strategia del caos». E ci sta riuscendo alla grande.