Essere un appassionato di musica ai tempi del coronavirus non è affatto semplice: concerti rimandati, tour internazionali annullati e pochi album in uscita. Qualcuno però non si è rassegnato: i Flaming Lips, rock band statunitense fondata nel 1983, si sono esibiti ben due volte negli ultimi giorni a Oklahoma City davanti a cento sfere di plastica.
All’interno di ciascuna sfera, da una a tre persone hanno potuto godersi lo spettacolo seguendo le regole anticipate dal cantante della band, Wayne Coyne, sul suo profilo Instagram. Mascherina obbligatoria fino all’ingresso nella bolla, ventole per l’areazione, bottiglie d’acqua, un altoparlante per garantire una buona qualità dell’audio e un asciugamano per pulire la condensa formatasi all’interno. Una soluzione sulla quale lo stesso Coyne stava meditando da mesi: risale a marzo un suo post nel quale uno schizzo raffigurava l’ipotesi di ospitare il pubblico di un live all’interno di sfere trasparenti.
Detto fatto. Lo spettacolo è andato in scena per la gioia dei fan, anche se molti esperti hanno avanzato dubbi sull’effettiva sicurezza di questa soluzione. Si è trattato di un primo tentativo per tornare alla musica dal vivo, anche se l’esperienza è di gran lunga diversa dai concerti ai quali il mondo pre-pandemia era abituato.
Il caso Nuova Zelanda
Non sembra avere questi problemi la Nuova Zelanda, Covid-free da dicembre, dove ventimila persone si sono riunite senza distanziamento o posti assegnati per assistere al concerto della band Six60. Le immagini dell’evento, che dopo la prima serata a Waitangi si è ripetuto per altre cinque date, mostrano una folla di persone vicinissime che cantano e ballano spensierate, come sarebbe stato normale fino a poco più di un anno fa. Un lusso ancora impensabile nel resto del mondo e che la Nuova Zelanda ha potuto concedersi grazie alla sua buona gestione della pandemia, con 25 morti e 1.927 casi confermati su una popolazione totale di circa 5 milioni di abitanti.
La situazione in Italia
E se in alcune parti del mondo si registrano le prime prove di ritorno alla normalità per il mondo della musica, l’Italia è ancora ferma ai blocchi di partenza. Dopo l’iniziativa social lanciata con l’hashtag #iosuonodacasa alla quale hanno preso parte artisti come Gianna Nannini, Alex Britti, Elisa, Selton e molti altri, uno dei primi a tornare sul palco dal vivo è stato Diodato con il tour estivo Concerti di un’altra estate. In seguito, altre esibizioni hanno avuto luogo in tutta Italia davanti a platee decimate, ma la fine dell’estate ha messo un punto anche a questo genere di iniziative.
Ad oggi, nonostante siano aperte le vendite di biglietti di tour in programma per l’autunno 2021 (è il caso di Sfera Ebbasta, Pinguini Tattici Nucleari, Franco126 tra i tanti), resta ancora aperta la questione dei rimborsi per i concerti annullati a causa pandemia e della nuova pianificazione delle date rimandate. Tempi duri quindi per TicketOne, leader nel settore del ticketing, che oltre a gestire le difficoltà del momento dovrà anche fare i conti con la multa da 10 milioni di euro disposta dall’Antitrust per aver precluso agli operatori concorrenti la vendita di un alto numero di biglietti per i concerti musicali.
Ma non è finita. Quello della musica dal vivo è un problema che non può essere ignorato nel caso del Festival di Sanremo 2021, confermato per la settimana dal 2 al 6 marzo. Scartata l’ipotesi azzardata di ospitare il pubblico su una nave per garantire l’osservanza della quarantena preventiva, la Rai ha pensato di risolvere la questione assumendo figuranti che potranno accedere all’Ariston solo dopo aver effettuato il tampone, come normalmente avviene per le produzioni televisive della concorrenza. Ad oggi, quindi, l’unica soluzione sembra essere questa. Ci si aspetta che possano essere trovate presto altre vie per consentire la ripresa del mondo dell’arte e della musica. Quanto possiamo resistere senza?
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